Le due forme principali di vitamina D sono il colecalciferolo (vitamina D3), che deriva dal colesterolo ed è sintetizzato dagli organismi animali, e l´ergocalciferolo (vitamina D2), che deriva dall´ergosterolo ed è presente nei vegetali. Le due forme hanno circa la stessa attività nell’uomo, per cui normalmente si usa il termine vitamina D per indicare ambedue le forme. Nel sangue la vitamina D è legata ad una proteina che la lega specificatamente (DBP) e la trasporta al fegato, dove viene trasformata. Il suo metabolismo è strettamente regolata con un meccanismo a feedback, e dipende soprattutto dal fabbisogno di calcio e fosforo dell’organismo. Le sue funzioni principali sono: la stimolazione dell´assorbimento del calcio e del fosforo a livello intestinale; la regolazione, in sinergia con l´ormone paratiroideo, dei livelli plasmatici di calcio; il mantenimento di una adeguata mineralizzazione dello scheletro. La vitamina D non è una vitamina in senso stretto, poichè il suo precursore viene sintetizzato dall´organismo e convertito nella pelle a provitamina D per azione della luce solare. Questa sintesi dipende dallo spessore e dalla pigmentazione della pelle, dalla qualità ed intensità delle radiazioni UV e soprattutto dalla superficie esposta e dalla durata dell’esposizione. La vitamina D può essere sintetizzata ed accumulata nei mesi estivi così da mantenere un adeguato livello circolante anche nei mesi invernali. Se la sintesi endogena risulta insufficiente (specifiche condizioni climatiche, abitudini di vita, età), è necessario un apporto di vitamina D con la dieta o con la supplementazione.
Il contenuto in vitamina D degli alimenti viene generalmente espresso in peso, ma la vecchia Unità Internazionale (UI) è ancora in uso (1UI = 0,025 µ g di vitamina D). Solo pochi alimenti, tutti di origine animale, contengono quantità significative di vitamina D. L’olio di fegato di merluzzo ne è ricchissimo (210 æ g/100g), ma non viene abitualmente consumato. Tra i pesci, quelli grassi ne possono contenere fino a 25 æ g/100g (salmone, aringa, ecc. ), tra le carni solo il fegato ne contiene oltre il livello di tracce (0,5 æ g/100g), tra i derivati del latte solo il burro (fino a 0,75 æ g/100g) e i formaggi particolarmente grassi (fino a 0,5 æ g/100g) mentre le uova ne contengono circa 1,75 æ g/100g. I consumi medi di formaggi grassi (9 g/die), uova (24 g/die), frattaglie (6 g/die) e pesce (19 g/die) nella popolazione italiana permettono di ipotizzare che il livello medio di assunzione della vitamina D sia intorno ai 2 æ g/die. È difficile formulare delle raccomandazioni per la vitamina D per la popolazione adulta italiana, in quanto, tranne che in situazioni particolari, l´esposizione alla luce solare dovrebbe essere più che sufficiente a coprire le richieste dell’organismo. Tuttavia in tutti i gruppi di popolazione vi sono individui che non ne operano una sintesi adeguata (per insufficiente esposizione alla luce solare o per aumentati fabbisogni) e che quindi devono assumerne una certa quantità con la dieta. L’adulto, a meno che non si possa esporre alla luce solare, non ha necessita’ di assumere vitamina D con la dieta. L’intervallo desiderato è quindi 0- 10 µg/die.
I segni precoci di carenza di vitamina D sono: diminuita concentrazione serica di calcio e fosforo (come risultato del diminuito assorbimento a livello intestinale), iperparatiroidismo. Segni più tardivi sono: inadeguata mineralizzazione dello scheletro (rachitismo o osteomalacia), debolezza muscolare, dolori e deformazioni alle ossa Segni di intossicazione acuta e cronica (nausea, diarrea, poliuria, perdita di peso, ipercalcemia, ipercalciuria, nefrocalcinosi, ridotta funzione renale o calcificazione dei tessuti molli) sono stati evidenziati dopo somministrazione prolungata di alte dosi.
- RUOLO: accrescimento osseo.
- CARENZA: rachitismo.
- ECCESSO: anoressia, vomito, poliuria, emicrania, ipercalcemia mineralizzazione dei tessuti molli.
- ALIMENTI: latte e derivati
- ALIMENTI: latte e derivati.
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