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1 - IL PELO
Il pelo di un braccio, così come appare al microscopio elettronico a
scansione, assomiglia ad un tronco d'albero che cresce su uno strano
terreno, pieno di foglie morte: cioè la cute, con le sue cellule
de-squamate. Guardando da vicino il pelo si scopre la sua struttura a
scaglie: si tratta di cellule appiattite ed embricate quasi come tegole.
In ogni singolo pelo possono esservi centinaia di migliaia di cellule! Esse
contengono cheratina (una proteina dura che si trova anche nelle unghie e
nelle corna degli animali) che conferisce resistenza e impermeabilità al
pelo. Alla base del pelo uno speciale muscolo erettore, contraendosi,
provoca un suo parziale raddrizzamento (freddo, paura, allarme ecc..).
Guardando il <terreno > ricoperto di cellule morte della cute (che è
l'organo con un elevato ritmo di rinnovamento cellulare), si vedono numerosi
solchi. Tali solchi nei polpastrelli delle dita formano le impronte
digitali. Queste impronte esistono ovunque nella cute, sia pure in modo meno
accentuato. Il pelo sembra essere qualcosa di molto diverso dalla cute:
in realtà l'origine è comune. il pelo è una modificazione dell'epidermide,
destinato a svolgere, in modo diverso, la stessa funzione: quella di
protezione del corpo, in particolare contro le intemperie. In alcuni animali
questa foresta di <tronchi di albero > ricopre quasi tutto il corpo.
La larghezza di tutta questa pagina corrisponde ad 1/6
di mm. Occorrono cioè 6 pagine (messe l'una accanto all'altra) per fare 1 mm
Questa pagina è larga 30cm x 6 = 180 Ingrandimento 1800x.
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2 - LA CORNEA
Questo pavimento di cellule è la cornea, il rivestimento della
porzione anteriore dell'occhio. E' un sottilissimo tessuto, elastico e
resistente, che proprio grazie alla sua perfetta regolarità, consente
trasparenza e uniformità di penetrazione alla luce che entra. Questo
strato epiteliale è protettivo per l'occhio, come un vetro per un
orologio. Anzi, è incastrato sull'occhio proprio come un vetro
d'orologio, a forma di lente leggermente convessa. E ha una funzione di
prima messa a fuoco, concentrando i raggi di luce in arrivo verso il <
punto focale >. Una delle caratteristiche della cornea è di essere,
per così dire, quasi un tessuto estraneo al resto del corpo: infatti la
cornea non è in contatto con la circolazione del sangue (il nutrimento
le arriva attraverso l'umore acqueo e per filtrazione). Questo fa sì che
essa può essere facilmente trapiantata, poiché gli anticorpi presenti
nel sangue non la raggiungono, e non provocano rigetto. Questa
finissima trama di cellule (l'intera pagina qui rappresentata misura in
realtà meno di un millimetro) permette di trattenere le secrezioni della
congiuntiva e mantenerne lubrificata la superficie. La cornea serve
inoltre per evitare la frizione delle palpebre, per umidificare la
superficie anteriore del bulbo oculare e per dare lucentezza agli occhi.
Larghezza della pagina 1/5 di mm occorrono
cioè 5 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 1500x.
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3 - LA LENTE O CRISTALLINO
Ecco al microscopio il segreto della vista: la struttura a
pettine del cristallino (cioè dell'<obiettivo> dell'occhio). I <dentini
> che si vedono sono i punti in cui le singole fibre si uniscono
incastrandosi in modo da costruire un tessuto elastico e trasparente. E'
grazie a questa struttura che il cristallino può contrarsi, regolando la
messa a fuoco dell'occhio. I muscoli ciliari infatti agiscono su
queste cellule come su una fisarmonica, modificando la loro curvatura
(così come potrebbe avvenire su una lente di gomma) e permettendo la
messa a fuoco fine delle immagini. Con l'invecchiamento diminuisce
l'elasticità del sistema, e la funzione visiva è compromessa. Diventa
più difficile vedere da vicino. C'è però una soluzione, che l'uomo ha
inventato: trasferire all'esterno questa <curvatura > elastica, usando,
per così dire, cristallini artificiali e cioè gli occhiali.
larghezza della pagina 1/80 di mm
occorrono cioè 80 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 24000x.
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4 - LA RETINA
Quella che vediamo qui è una delle strutture più raffinate e
complesse del corpo umano: la retina. 130 milioni di cellule nervose,
con i loro filamenti e i loro nuclei (chiaramente visibili nella
immagine) foderano l'interno dell'occhio. Questa fittissima rete nervosa
riceve i raggi luminosi dall'esterno, che vengono continuamente a
proiettarsi sulla superficie posteriore dell'occhio, come sul fondo di
una camera fotografica. Le singole cellule reagiscono continuamente alla
quantità di luce che ricevono, e alle sue variazioni. Qui noi
vediamo, sezionate, un solo tipo di cellule foto-sensibili: i
bastoncelli (vi sono anche i coni). Queste cellule contengono degli
speciali pigmenti che si decompongono non appena vengono colpiti dalla
luce (per riformarsi poi subito dopo). Ciò dà luogo a continue reazioni
chimiche che generano impulsi elettrici: dalla retina fluisce così una
specie di corsa a staffetta elettro-chimica che, lungo una catena di
neuroni, arriva fino al cervello. La cosa straordinaria che si è
scoperta è che di queste cellule alcune reagiscono ai punti, altre alle
linee orizzontali, altre a linee verticali, o oblique, altre ai
chiaroscuri o a certi contrasti di luce ecc. Questo mosaico di impulsi
viene ricomposto e integrato nel cervello, consentendo la <visione >:
quella che noi chiamiamo vista.
larghezza della pagina 1/23 di mm
occorrono cioè 23 pagine per fare 1mm Ingrandimento 6900x.
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5 - LA MACCHINA PER UDIRE
Questo strano paesaggio è l'interno dell'orecchio, là dove una
struttura ossea a forma di chiocciola (la coclea) racchiude un
meccanismo che trasforma i suoni,le voci, i rumori e le musiche in
impulsi elettro-chimici per il cervello. Il segreto di questa
trasformazione risiede nelle cellule acustiche, che si presentano qui
come tanti accenti circonflessi (nella pagina seguente si possono
osservare in dettaglio). Il meccanismo, scoperto dall'Italiano
Alfonso Corti nel XIX secolo, è molto raffinato, ma si basa su un
concetto semplice. Tutta la struttura acustica è composta da cellule
acustiche, immerse in un liquido. Qui ne vediamo solo una piccola parte,
ma in realtà sono oltre 25.000). Un sistema di membrane elastiche fa
sì che questo liquido trasmetta ovunque le vibrazioni acustiche che
provengono dall'esterno. La coclea, infatti, è colpita da un sistema di
ossicini (la staffa, l'incudine e il martello) così come una batteria è
colpita dalla bacchetta, quando si schiaccia il pedale. A seconda
dell'intensità e della frequenza dei <colpi >, si creano pressioni e
vibrazioni interne nel liquido coclearie. Tali vibrazioni vengono
captate dalle cellule acustiche e inviate al cervello per
l'interpretazione.
larghezza della pagina
1/6 di mm occorre cioè 6 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 1800x.
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10 - PAPILLA GUSTATIVA
Ecco il
segreto del gusto. Questo fungo è una papilla gustativa della lingua
(papilla vallata). Protetta nella sua tana, è una macchina chimica per
interpretare il sapore delle sostanze che entrano nella bocca; e trasmettere
poi queste informazioni a delle terminazioni nervose sottostanti (le quali,
a loro volta, le invieranno al cervello). I recettori cellulari, sotto
forma di minuscoli <calici o gemme o boccioli gustativi > , si trovano
all'interno delle papille, e bisogna entrare sotto il <fungo > per trovarli,
incastrati come gemme nella parete laterale della papilla. C'è un sistema
continuo di pulitura per tenere libero il vallo che circonda la papilla, e
lasciar così passare le sostanze. La pulitura è assicurata dalla produzione
continua di getti di liquido salivare. I gusti di base sono quattro:
dolce, acido, salato e amaro. Secondo certe teorie vi sarebbero zone
specializzate delle papille gustative per ognuno di questi sapori. Essi si
combinano tra loro (e si combinano poi con gli odori, cioè con le percezioni
olfattive) per dar luogo a un'unica sensazione nel cervello. E' il cervello
infatti che fa la sintesi di tutti questi stimoli nervosi, per costruire un
<cocktail > caratteristico di ogni sostanza. In proposito, va detto che
noi tendiamo a dimenticare il ruolo dell'olfatto nella percezione dei
sapori. Basta raffreddarsi per accorgersene: quando siamo raffreddati le
papille gustative continuano a funzionare, ma noi diciamo che <non sentiamo
più i gusti >. In realtà non sentiamo più gli odori. In un adulto ci sono
una decina di papille gustative di tipo vallato. Esse rispondono
prevalentemente al sapore amaro, e occupano la parte posteriore della
lingua. Le gemme gustative (o calici gustativi) sono circa 9000 e sono
contenute non solo nelle papille vallate, ma anche nelle altre papille. Un
neonato ne ha molte di più. Alcune si trovano anche nella superficie interna
delle guance. E perfino nella laringe.
larghezza della pagina 2 mm occorre cioè mezza pagina per fare 1 mm
Ingrandimento 150x.
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11 - L'ESOFAGO
Sulle cellule dell’epitelio esofageo scivola tutto il cibo che
ingeriamo, dopo che è diventato bolo alimentare per effetto della
masticazione. Queste cellule costituiscono le pareti dell'esofago e sono
osservate a notevole ingrandimento. Il microscopio a scansione
consente di capire il segreto dello <scorrimento > dei bocconi: esso è
dovuto alla struttura apparentemente rugosa che vediamo nella
fotografia. Essa è in realtà un sottile labirinto di crestoline della
superficie cellulare, che ricorda quello delle impronte digitali. Qui
viene riversato e si trattiene il muco, realizzando così un sistema
anti-frizione. Il muco viene secreto da speciali ghiandole contenute
nelle pareti dell'esofago (analoghe a quelle sebacee, che secernano il
sebo, materiale simile alla cera e che contiene grassi); esse tengono il
condotto continuamente lubrificato. Ciò fa sì che le pareti siano
viscide, permettendo al bolo di scivolare verso lo stomaco. Anche
questo tessuto è naturalmente stratificato, come la cute, per essere
adattato a un continuo ricambio. Le continue frizioni, infatti, dovute
al passaggio del cibo ancora semigrezzo, richiedono un rinnovo continuo.
E anche una certa resistenza: per questa ragione si tratta di un
epitelio più duro. In certi animali, come i ruminanti, è addirittura
cornificato. Sotto lo strato epiteliale corrono i muscoli. L'esofago è
infatti un organo muscolare, quasi sempre contratto (e dunque con lume
virtuale che diventa reale solo al passaggio del bolo alimentare).
larghezza della pagina 1/50 di mm occorrono cioè 50 pagine per fare 1 mm
Ingrandimento 15000x.
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12 - LO STOMACO
Nello stomaco milioni di ghiandole (situate nel fondo delle
ghiandole gastriche <pozzetti >) producono i succhi gastrici per
attaccare gli alimenti ingeriti. Questi succhi contengono soprattutto
acido cloridrico, ma anche pepsina per cominciare a digerire le
proteine. E' in pratica una potente vasca chimica, dove i continui
movimenti generati dalla robusta parete muscolare rimescolano tutto,
come in un'impastatrice. Questo lavoro di impasto dura per circa 3 ore.
E' qui, tra l'altro, che viene assorbito direttamente l'alcool (e ciò
spiega la rapidità della sua azione). Per proteggere se stesso dagli
acidi, e non essere a sua volta digerito, lo stomaco è ricoperto da un
tappeto di muco neutro. Quando questa funzione si altera (o perché non
funzionano bene gli enzimi che producono muco, o per problemi vascolari
o nervosi) si può produrre un'erosione: cioè un'ulcera. Essa a volte
provoca addirittura una perforazione. Nella fotografia si vedono bene
le singole cellule, distintamente delineate: non hanno vita lunga,
proprio perché sono sottoposte ad un lavorio continuo. Nel giro di
qualche giorno le cellule che vediamo qui verranno tutte sostituite.
Una volta che il cibo è stato ben lavorato da questa impastatrice
chimica, è pronto per la seconda fase del trattamento:e cioè la
digestione nell’ambiente alcalino del duodeno, a cui seguirà la terza
fase dell'assorbimento, cioè del prelievo delle sostanze nutritive. Per
questo il cibo, dal duodeno, viene sospinto a fiotti nell'intestino
tenue.
larghezza della pagina 1/10 di mm
occorrono cioè 10 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 3000x.
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13 - VILLI INTESTINALI
Questi strani spuntoni sono i villi intestinali. Cioè delle
protuberanze dell'intestino tenue destinate ad assorbire le sostanze
nutritive. Ve ne sono circa 3000 in un centimetro quadrato. Nella
catena di smontaggio del cibo qui ha luogo una nuova fase: il cibo viene
aggredito da nuovi enzimi, prodotti dalle innumerevoli ghiandole
dell'intestino, dal pancreas e dalla bile del fegato, che lo riducono a
livello di molecole. E' così che può venir assorbito dai villi, che sono
come pompe aspiranti. Esse si comportano come un soffietto, grazie a una
struttura interna muscolare, e le sostanze aspirate vengono a contatto
con una ricca rete vascolare. Il movimento crea un risucchio, e ciò
facilita l'assorbimento delle sostanze. Per rendere possibile questo
processo in tempi brevi, occorrono moltissimi villi,e quindi una grande
superficie intestinale. E' per questa ragione che l'intestino tenue è
lunghissimo, circa 6 metri (ed è tutto “ad anse” per essere contenuto in
poco spazio). Inoltre i villi, con le loro estroflessioni, aumentano la
superficie assorbente. Non solo, ma ognuno di questi villi è composto
da molte migliaia di cellule; e ogni cellula ha, a sua volta, in
superficie molte centinaia di microvilli. Ciò significa che, in
definitiva, ogni centimetro quadrato di superficie intestinale contiene
circa un miliardo e mezzo di microvilli. Qualcuno ha calcolato che in
questo modo la superficie assorbente dell'intestino tenue è di circa 300
metri quadrati (come un grande appartamento). Molte di queste cellule
si sfaldano, naturalmente, e muoiono (circa 100 grammi al giorno di sole
membrane cellulari, l'equivalente di un panino). Esse, nell’ultimo
tratto del canale digerente, vengono riassorbite e riciclate. Niente va
perso.
larghezza della pagina 1/2 di mm
occorrono cioè 2 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 600x.
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14 - TRA IL TENUE E IL CRASSO
Con un effetto di colori è possibile vedere meglio la zona di
transizione tra le due grandi parti dell'intestino: dal tenue (azzurro)
si passa al crasso (beige). In quest'ultima parte del tenue, l'ileo,
i villi intestinali si fanno più bassi e più radi, fino a scomparire. Il
tessuto cambia forma e si vedono al posto dei villi le ghiandole del
crasso, che producono muco. Il crasso (cieco-colon-retto) è breve:
circa 2 metri (ma si tratta pur sempre di una ragguardevole lunghezza).
Qui avviene soprattutto l'assorbimento dell' acqua. I cibi contengono
infatti una grandissima quantità d'acqua, senza contare i liquidi che
ingeriamo e quelli che produciamo nelle secrezioni del tubo digerente
(succo gastrico, bile, liquido pancreatico ecc). E l'acqua, si sa, è il
costituente principale del nostro corpo: noi siamo fatti per circa due
terzi d'acqua (il neonato è acqua al 90%…) In questo passaggio tutto
il prodotto ingerito, più i liquidi intestinali, si riducono enormemente
di volume. E' in quest'ultima parte dell'intestino, infine, che tutto
ciò che non è digeribile e assorbibile viene <impacchettato > e
lubrificato per essere eliminato come "feci".
larghezza della pagina 1 mm occorre
cioè 1 pagina per fare 1 mm Ingrandimento 300x.
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15 - IL COLON
Qui siamo nel colon,e sono ben visibili gli orifizi delle
ghiandole che producono muco. In questo microcosmo vivono, a loro
agio, grandi colonie di batteri. E' la cosiddetta <flora intestinale >,
che nel colon ha una funzione molto importante: quella di digerire la
cellulosa. Per conto nostro. Infatti mentre le altre sostanze
nutritive come zuccheri, grassi, proteine, vengono assorbite
direttamente dall'intestino, i vegetali non sono assorbiti. L'evoluzione
ha trovato da tempi immemorabili, una soluzione molto semplice: farli
mangiare dai batteri, che in questo modo li trasformano in prodotti più
semplici che poi l'intestino assorbe. Noi abbiamo quindi intere
colonie di <schiavi > che lavorano per noi trasformando la cellulosa in
sostanze nutritive. Si potrebbe anche dire che i batteri attendono
tranquillamente il passaggio dei vegetali e se li mangiano. E noi
utilizziamo i loro scarti, che tra l'altro contengono anche le vitamine
del gruppo B. Quando prendiamo gli antibiotici, dobbiamo associare anche
le vitamine del complesso B poiché, la flora batterica intestinale,
distrutta dagli antibiotici, non è più in grado di sintetizzare le
vitamine del complesso B. Anche qui nel colon esistono (come nello
stomaco e nelle altre parti dell'intestino) delle cellule endocrine che
producono ormoni. Questi ormoni rappresentano un sistema straordinario,
sconcertante. Queste cellule endocrine, stimolate dall'arrivo del
cibo, immettono ormoni nel sistema circolatorio: gli ormoni, come tanti
messaggeri (ce ne sono di vario tipo), viaggiando in questa
<metropolitana > vanno a raggiungere tutti i sistemi coinvolti nella
digestione (pancreas, fegato, tubo digerente) e li attivano. Il
sistema ormonale intestinale è oggi abbastanza conosciuto nel suo modo
di operare: ma per l'importanza del suo ruolo (in moltissime funzioni
del tubo digerente) rappresenta un mondo ancora pieno di sorprese.
larghezza della pagina 1/3 di mm occorrono
cioè 3 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 900x.
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16 - IL PANCREAS
Quelle che vediamo sono cellule del pancreas appositamente
preparate (sfaldate) per vedere il loro interno. Quei grani
addensati, che ricordano i chicchi delle melagrane, sono degli enzimi
molto preziosi. Ecco come funzionano le cose. Il pancreas (assieme
alle ghiandole salivari e al fegato) appartiene al sistema digestivo
<esterno >: nel senso che non è contenuto nelle pareti del tubo
digerente, che secernano e assorbono, ma è costituito da ammassi di
miliardi di cellule (ghiandole) che producono sostanze da inviare al
tubo digerente, grazie a speciali condotti escretori. I granuli,
viaggiando dentro questi speciali condotti, si spappolano formando così
il succo pancreatico, e vanno a finire nel duodeno, cioè nel primo
tratto dell'intestino dopo lo stomaco. E questo succo, liberando gli
enzimi, permette di digerire varie sostanze (proteine, lipidi, glucidi).
Il pancreas svolge, come è noto, anche altre funzioni: in particolare
produce degli ormoni che regolano il tasso di glucosio nel sangue. Mette
cioè in circolo dei messaggeri (glucagone e insulina) che stimolano o
deprimono il livello degli zuccheri nel nostro organismo.
larghezza della pagina 1/30 di mm occorrono cioè 30 pagine per fare 1 mm
Ingrandimento 9000x.
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17 - IL FEGATO: IL LOBULO EPATICO
Ecco in sezione una veduta della più grande fabbrica chimica
del nostro corpo: il fegato. Qui ne osserviamo una porzione
microscopica, ma significativa. Il foro centrale è quello di una vena
drenante. Tutt'intorno, come tanti piccoli mattoni, si vedono le cellule
epatiche (che formano una specie di labirinto). E' in questi
labirinti cellulari che avviene la trasformazione del cibo in sostanze
nutritive adatte ai bisogni dell'organismo. Per compiere questo lavoro,
molto complesso, si ritiene che il fegato svolga oltre 500 funzioni,
alcune delle quali non ancora identificate. Tutte le sostanze
assorbite, infatti, debbono passare da qui. Il fegato è un grande
filtro, che deve rendere assimilabili le sostanze contenute nel cibo. E
deve impedire che veleni o sostanze tossiche giungano nell'organismo
(cibi guasti, farmaci ecc..). Per compiere queste funzioni la
fabbrica-fegato (è la più grande ghiandola, pesa circa 1,5 Kg) ha
bisogno di far circolare al suo interno molto sangue. Ne passa circa un
litro al minuto. I labirinti che si vedono sono tutti percorsi da
capillari, e quindi il sangue va a toccare ogni cellula. Qui raccoglie i
prodotti della trasformazione, e li porta al cuore, perché vengono
rilanciati nel circolo e distribuiti all'organismo. Ogni lobulo
epatico (qui ne vediamo una piccola porzione) comprende milioni di
cellule. E ci sono 50-100.000 lobuli epatici nel fegato. E' qui nel
fegato che viene prodotta la maggior parte delle proteine. Ed è anche
qui che si trova un vasto magazzino di lipidi e di zuccheri. Il fegato,
nelle sue varie lavorazioni, costruisce anche riserve di glucosio (il
cervello ne è grande consumatore), depositandolo sotto altra forma
(glicogeno) facilmente liberabile.
larghezza della pagina 1/3 di mm
occorrono cioè 3 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 900x.
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18 - LABIRINTI DEL FEGATO
Uno zoom nel labirinto delle cellule del fegato permette di
sorprendere un globulo rosso solitario all'interno di un piccolissimo
vaso sanguigno. E' in questi capillari che circola il sangue, per andare
a toccare ogni singola cellula. Le pareti di questi capillari (in
blu) sono riccamente <fenestrate >. Vale a dire che vi sono molte
piccole aperture, (pori), attraverso le quali passano le molecole
nutritive, in modo da essere assorbite dalle cellule del fegato
adiacenti (in rosso). In questa immagine si vede chiaramente che le
cellule del fegato presentano sulla loro superficie una piccola
scanalatura (in verde) bordata da microvilli. Immaginate di sovrapporre
a una di queste cellule un'altra cellula con una scanalatura che combaci
perfettamente: avrete così un canalino interno (è proprio quello che
accade nella realtà). Dentro questi canalini viene riversata la bile.
Moltiplicate questi canalini per miliardi di cellule e avrete un'idea
della sterminata e microscopica rete biliare. La bile ha così nel fegato
un suo sistema circolatorio indipendente, che non interferisce con
quello del sangue. In questo modo una stessa cellula con una parete
scambia col sangue sostanze nutritive, e con l'altra produce la bile. La
bile, come è noto, è a sua volta una sostanza indispensabile nel
processo digestivo: essa permette, una volta nel duodeno, di emulsionare
i grassi, ridurli in goccioline e permetter loro di essere assorbiti dai
villi intestinali. E così il ciclo si completa: il nutrimento
permette al fegato di produrre la bile, la bile trasforma i grassi in
altro nutrimento. E così via.
larghezza della pagina 1/33 di mm occorrono
cioè 33 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 10000x.
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19 - FAGOCITI
I fagociti (in giallo), sono cellule pronte a colpire altre
cellule, ad un crocevia del fegato. E' un macrofago. Sta appostato, con
i suoi tentacoli che possono prolungarsi fino a occupare tutto il
canale, in attesa della prossima vittima: un globulo rosso. I
fagociti (o macrofagi) in origine erano globuli bianchi del sangue. Poi
si sono evoluti in categorie particolari: questi hanno scelto come
dimora stabile il fegato. Ci sono altri fagociti in altri organi, per
esempio nei polmoni, nella milza, nel cervello ecc.. Altri in altre zone
ancora, specializzati in altri tipi di interventi, così come ci sono
coltivatori diretti che si specializzano nel lavorare nei frutteti o nei
vigneti. Ma perché questi fagociti se la prendono con i globuli
rossi? In realtà essi attaccano i globuli rossi avariati. E' un po’ come
nella giungla, dove i deboli e i malati vengono eliminati dalla
selezione naturale. Qui la ragione è comunque ben precisa: i fagociti,
attaccando i globuli rossi avariati, ne estraggono il ferro e lo cedono
al fegato, che lo rimette in circolo. Nulla deve essere sprecato, per la
legge del massimo risultato con il minimo dispendio di energia.
Questi insoliti macrofagi del fegato furono osservati per la prima volta
al microscopio da un anatomico tedesco, ed oggi portano il suo nome:
<cellule di Kupffer >.
larghezza della pagina 1/16 di mm occorrono
cioè 16 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 4800x.
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20 - LA CISTIFELLEA
Dettaglio della parete interna della cistifellea. Perché
questa struttura? Per la consueta ragione: le pieghe e le
circonvoluzioni aumentano la superficie di assorbimento. In questi
meandri, infatti, viene riassorbita l'acqua e concentrata la bile.
Ogni giorno mezzo litro di bile (e a volte fino a un litro) viene
prodotta dal fegato e viene momentaneamente immagazzinata nella
cistifellea; da qui è convogliata nell'intestino per sciogliere i
grassi. Il fegato produce automaticamente la bile ogni volta che
nell'organismo entra del cibo. Anzi, basta la vista del cibo a provocare
la secrezione della bile.
Svolta la sua funzione la bile viene, per quanto possibile,
riassorbita, in modo da rientrare in circolo ed evitare sprechi.
Talora però il meccanismo scatta senza che vi sia passaggio di cibo: la
cistifellea si contrae a vuoto e riversa il suo contenuto nel duodeno.
E' il cosiddetto travaso biliare. Altre volte la presenza di calcoli
impedisce il passaggio della bile: o addirittura si verifica un deflusso
a monte verso il fegato. La bile così va a finire nel sangue, cioè dove
non dovrebbe andare: l'individuo diventa di colore giallastro. Si ha
cioè l'ittero. La forte pigmentazione verdastra della bile colora
anche il cibo di passaggio, dando alle feci una colorazione scura.
larghezza della pagina 1.5 mm occorrono
cioè 2/3 di pagina per fare 1 mm Ingrandimento 225x.
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21- LA MACCHINA PER DEPURARE: IL CORPUSCOLO RENALE
Il sistema filtrante del rene: I corpuscoli renali o di
Malpigli sono da 1 ad 8 milioni per rene con un ciclo lavorativo
alternato di otto ore (più 16 ore di riposo). Si tratta, in sostanza, di
gomitoli di vasi sanguiferi, dove il sangue circola a pressione alta.
Nell'immagine si vede bene quella che è definita la <capsula epiteliale
>, cioè un contenitore che avvolge il <gomitolo >, formando insieme a
esso il corpuscolo renale. Il meccanismo è molto semplice ma raffinato.
Il rene, in un certo senso funziona come un organo filtrante.
L'obiettivo, cioè, è di far circolare il sangue in un sistema capillare
per purificarlo: in questo caso non si cedono dei gas ma dei liquidi,
che contengono prodotti tossici, i cosiddetti cataboliti (urea,
ammoniaca, acido urico, creatinina). Come funziona il corpuscolo
renale? Ogni vaso è avvolto da una parete epiteliale. Attraverso queste
pareti (fortemente porose) i globuli rossi non possono passare (e non
debbono passare), ma riescono a passare invece le molecole piccole:
oltre agli scarti tossici anche proteine, glucosio, liquidi. Nello
spazio intorno alla capsula si deposita così l'urina primitiva in grande
quantità . Ma sarebbe uno spreco gettar via tutto: il sistema prevede
quindi un riassorbimento di ritorno.
Sono i tubuli renali, (se ne vedono due tagliati, in azzurro) che
svolgono questo ruolo. Essi sono, a loro volta, avvolti da vasi; e
grazie ai microvilli assorbono (così come fa l'intestino) varie sostanze
recuperandole. E veicolano l'urina residua verso l'uscita del rene.
larghezza della pagina 1/5 di mm occorrono cioè 5 pagine per fare 1 mm
Ingrandimento 1500x.
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22 - IL SISTEMA FILTRANTE DEL RENE
Qui vediamo in dettaglio le membrane cellulari di filtrazione.
E' da queste cellule che appaiono frastagliate (formando così
numerosissime fessure) che esce l’urina primitiva: è una specie di
setaccio. La cosa sorprendente è l'enorme volume di sangue che passa
in queste minuscole strutture: l'intera massa sanguigna, circa 5-6
litri, passa attraverso i reni 20 volte in un'ora, vale a dire circa 100
litri l'ora. L'altra cosa sorprendente è che la cosiddetta urina
primitiva che esce da questi setacci (e che comprende, insieme agli
scarti, molta acqua, sali zuccheri e proteine) viene recuperata quasi al
90%. Infatti nelle 24 ore i corpuscoli renali filtrano 180 litri di
liquido, ma solo un litro e mezzo, in definitiva, verrà espulso
veramente. A volte delle piccole lesioni (traumi, infezioni, tumori)
fanno sì che il meccanismo di riassorbimento non funzioni più bene. E'
così, per esempio, che si possono trovare nelle urine abnormi quantità
di acqua, di sali, di elementi del sangue, proteine,ecc. Se un
individuo ha un eccesso di zucchero nel sangue (iperglicemia) ciò crea
conseguenze anche nella capacità di riassorbimento. Se i tubuli non
riescono a riassorbire questo zucchero in eccesso, esso rimane nelle
urine. E' il diabete. Quando tutto il sistema renale presenta problemi
molto seri di filtraggio, si possono sostituire queste strutture con un
filtraggio artificiale: la dialisi renale. Si collega il sistema
arterioso con quello venoso, e si filtra il sangue attraverso delle
membrane artificiali. E' il cosiddetto rene artificiale.
larghezza della pagina1/33 di mm
occorrono cioè 33 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 10000x.
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23 - PAPILLA RENALE
Ogni rene ha a disposizione per l'eliminazione dell'urina da 10
a 15 papille renali, ciascuna provvista di un proprio dotto escretore .
Ogni dotto corrisponde a un piccolo condotto, che attraverso uno
stillicidio continuo porta verso i calici (e poi verso l'uretere)
quell'1% di urina che rappresenta lo scarto finale dei filtraggi di cui
abbiamo già parlato. Il riassorbimento, lo abbiamo visto, avviene
grazie a un meccanismo di risparmio: esso è controllato da certi ormoni
che provengono rispettivamente dal surrene (aldosterone) e dall'ipofisi,
situata alla base del cervello (adiuretina), i quali regolano il
riassorbimento di acqua e di sodio. Se per esempio un individuo tende
a perdere troppa acqua per traspirazione, l'ormone agisce per
riequilibrare il livello dell'acqua rendendo più permeabili le pareti di
riassorbimento. O viceversa. Si tratta, nell'insieme, di un sistema
così efficiente e flessibile che in pratica un solo rene è sufficiente
per far funzionare tutto il sistema, (così come alcuni aerei a due
motori possono continuare a volare con un solo motore su due). I tubuli
renali che sono contenuti a milioni nei reni, nel caso che funzioni un
solo rene, sono naturalmente costretti ad un superlavoro: e bisogna
aiutarli evitando i sovraccarichi. Per esempio ricorrendo a delle diete
adeguate.
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24 - GLOBULI ROSSI
Un'immagine semplice ma sorprendente: una piccola arteria
tagliata trasversalmente da cui si affacciano alcuni globuli rossi.
Per avere un'idea delle loro dimensioni basta pensare che un millimetro
cubo di sangue può contenere oltre 5 milioni di queste piccole cellule.
In proporzione a questa fotografia un uomo sarebbe alto 35 chilometri.
Il diametro di un globulo rosso è di circa 7m. L'arteriola che
vediamo qui è situata nel cervello: esistono vasi ancora più piccoli
(capillari), con il calibro o diametro di un singolo globulo rosso. Ed
infatti in questi capillari i globuli rossi passano in fila, uno solo
alla volta. Intorno all'arteriola si vede la rete del connettivo che
l'avvolge. I globuli rossi sono cellule molto particolari: se ne
vanno in giro continuamente nel nostro corpo, a miliardi, come colonne
di camioncini per rifornire di ossigeno tutti i tessuti. L'ossigeno
filtra attraverso le pareti e i globuli rossi si caricano di anidride
carbonica, come dei vuoti a rendere. Nei polmoni avverrà il processo
inverso. Contrariamente a tutte le altre cellule del corpo, i globuli
rossi non hanno il nucleo: lo perdono poco dopo la nascita (che avviene
nel midollo osseo) <sputandolo > via come un nocciolo di ciliegia. E
assumendo la forma a “disco biconcavo” che li rende abbastanza elastici
cioè in grado di modificare la propria forma. Mancando del nucleo
(cioè della parte che contiene il programma genetico, il DNA) è come se
mancassero del cervello: non hanno quasi metabolismo, non si possono
dividere e in definitiva vivono poco: meno di 4 mesi. Sono in pratica
dei sacchetti pieni di emoglobina, una sostanza che contiene ferro e che
serve per legare l'ossigeno, con il quale ha molta affinità. L'unica
cosa che sanno fare (ma è importantissima) è produrre emoglobina, grazie
alle sostanze assorbite attraverso l'alimentazione. Dopo questa breve e
utile esistenza si rompono e finiscono in pasto ai fagociti. Ogni
secondo nel nostro corpo muoiono 2 milioni di globuli rossi. Ma
altrettanti ne vengono contemporaneamente prodotti.
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25 - COAGULO SANGUIGNO
Questa struttura, che sembra una rete da pescatori piena di
spugne e stelle marine, è un coagulo sanguigno. E' cioè la soluzione
trovata dall'organismo per evitare che da una ferita il sangue defluisca
via fino ad esaurimento. La rete che vediamo nella fotografia è
formata da fibrina. Normalmente questa fibrina è diluita nel sangue. Il
sangue infatti è formato solo per metà (anzi al 45%) di globuli rossi:
il resto è plasma. Nel plasma, semiliquido, si trovano parecchie cose:
tra esse le piastrine (250.000 per millimetro cubo), leucociti e
parecchio fibrinogeno. Il fibrinogeno è una proteina che sotto l'azione
di un enzima può trasformarsi in una sostanza filiforme, che prende il
nome di fibrina e la forma di reticolo che si vede nell'immagine. I
globuli rossi rimangono così imbrigliati: le piastrine accorrono in
questo territorio e collaborano alla costruzione della maglia. Così la
fuoriuscita di sangue pian piano si arresta. L'emofilia è una
malattia in cui la capacità di formare questi coaguli è profondamente
alterata: le ferite, pertanto, negli emofiliaci si rimarginano molto
lentamente. Gli individui affetti da emofilia (in genere su base
ereditaria) vanno quindi incontro a imponenti emorragie, talora mortali.
Su questa trama di sviluppo, costruita dalla fibrina, cominciano ben
presto a proliferare le cellule del vaso sanguigno: è un'autoriparazione
dell'organismo, che richiude l'apertura formatasi. La massa semisolida
si riduce espellendo il siero ( il liquido giallo che appare sulle
ferite); e la ferita rimane così tamponata da un grumo rosso scuro, cioè
dai globuli rossi morti. Questo fondamentale meccanismo di
autoriparazione, che ci permette di sopravvivere, può però anche portare
alla morte dell'individuo, se avviene in un punto o in un momento
sbagliato. Per esempio se in un vaso invecchiato si verifica una lesione
alla parete, essa (insieme ad altri fattori concomitanti come
alterazione della velocità di scorrimento e della composizione del
sangue) può creare un coagulo <improprio >: il tappo che si forma in
questo modo può ingrandirsi nel vaso fino a creare un'ostruzione. E' il
cosiddetto trombo. Esso impedisce l'afflusso di sangue (e di ossigeno).
Il cervello e il cuore, che hanno un'estesa rete di piccoli vasi e sono
grandi consumatori di ossigeno, sono particolarmente vulnerabili a
questi trombi. L'infarto si ha quando il trombo occlude rapidamente
un'arteria di tipo terminale. Con effetti spesso mortali.
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26 - LE CELLULE DEL GRASSO
Le cellule di grasso: sono cellule giganti, come sacchetti che
si gonfiano e si sgonfiano. Esse assorbono il grasso non utilizzato dal
corpo sotto forma di <goccioline > . Questo grasso, veicolato dal
sangue, attraversa le membrane delle cellule e va a immagazzinarsi al
loro interno, in attesa di essere riutilizzato nei momenti di bisogno,
Per uscire percorrerà la stessa via. Per questa ragione le cellule
adipose, come si vede nella fotografia, debbono sempre essere a contatto
con i vasi sanguigni. Sono queste cellule che danno forma alla pelle,
imbottendola e modellandola. Quando dimagriamo, infatti, esse diventano
più piccole. Quando ingrassiamo non solo diventano più grandi ma
aumentano di numero. Le cellule di grasso non si accumulano a caso, ma
hanno una loro <geografia >. Nel bambino si accumulano nelle guance, nei
gomiti, ai polsi e alle caviglie. In alcune popolazioni (boscimani)
nelle natiche. Nelle donne queste cellule adipose si concentrano nel
seno, nei fianchi, nelle natiche e nelle spalle. Negli uomini
nell'addome e nel torace. Questa geografia, del resto, varia anche in
rapporto all'età. L'invecchiamento, infatti, rallenta il metabolismo,
anche quello dei grassi: ciò contribuisce alla perdita di elasticità
della pelle e del connettivo (le cellule adipose sono una varietà di
connettivo). Oltre alla funzione di riserva energetica e di
impalcatura (per riempire e modellare gli spazi), queste cellule hanno
in certi casi anche quella di ammortizzatori. Il cosiddetto <grasso
primario > (che è soggetto a oscillazioni) serve per esempio come
materiale di <imballaggio > per il globo oculare, per creare dietro
l'occhio un cuscinetto ovattato ed elastico.
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27 - LA CONTRAZIONE DEL CAPILLARE: IL PERICITA
Sembra una lucertola aggrappata a un ramo: si tratta di una
strana cellula contrattile (un pericita attaccato ad una arteriola,
piccola diramazione del sistema circolatorio Per capire cosa fa là
sopra un pericita bisogna ricordare prima come funziona la circolazione
del sangue nel nostro corpo. Affinché il sangue circoli, infatti,
occorrono le sistoli del cuore. Il cuore ha proprio questa funzione, di
pompa centrale: ma anche arterie e vene debbono aiutare il suo lavoro,
con contrazioni locali. Arterie e vene (cioè tutti i vasi) sono dei
piccoli <cuori > , che hanno i loro sistemi di pompaggio. Per questo,
così come il cuore possiede tre strati di tessuto (endocardio,
miocardio, pericardio), analogamente i vasi hanno una parete divisa in
tre strati (la tonaca intima, quella media muscolare e quella esterna
<avventizia >, ricca di connettivo). Il tessuto muscolare si contrae
sotto lo stimolo di terminazioni nervose. Il fatto è che la forma e
le esigenze di tutti questi vari vasi che si ramificano nel corpo sono
diverse. Sia perché man mano che si va in periferia diminuiscono le
dimensioni dei vasi e diminuisce la velocità di scorrimento del sangue
(un po’ come avviene nelle ramificazioni della rete stradale, con
autostrade, strade e vicoli): sia perché man mano che i vasi diventano
più piccoli le <tonache > diminuiscono di numero e nei capillari rimane
soltanto la tonaca interna e cioè l'endotelio. Quindi diventano vasi
senza tessuto muscolare, e senza terminazioni nervose. Come fare per
contrarsi e permettere al sangue di continuare a circolare? La
risposta è appunto nell'immagine qui accanto. Il vaso (in questo caso
l'arteriola) consiste prevalentemente di endotelio: ma sulla sua
superficie si adagia una cellula molto speciale (pericita): essa
risponde a sollecitazioni meccaniche e umorali che avvengono
nell'ambiente circostante, e reagisce contraendosi. Questa contrazione
<schiaccia > il vaso e provoca il pompaggio locale del sangue. Senza
bisogno di muscoli e di nervi.
larghezza
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28 - L'INTERNO DI UN VASO: L'ENDOTELIO
Questa è una delle autostrade in cui scorre il sangue. Siamo
all'interno di un vaso e quella che si vede è la tonaca dell'endotelio
<tonaca intima >. I puntini chiari sono microvilli, destinati ad
assorbire le sostanze destinate ad alimentare le cellule.Le cellule
dell'endotelio sono delimitate da certe strutture chiaramente visibili.
Si vedono anche dei piccoli rigonfiamenti, in corrispondenza dei nuclei
interni. L'endotelio è una membrana sottile, simile in tutti i vasi
(anche nel cuore). Nei vasi più piccoli, il <piastrellato > delle
cellule non è così saldamente unito: le cellule possono distendersi
notevolmente, seguendo la contrazione del vaso. In alcuni capillari la
parete è porosa consentendo un più ampio passaggio del sangue nei
tessuti circostanti, là dove è necessario. Al di sotto della parete che
vediamo vi sono due altri strati: la <tonaca media > (cioè la parete
muscolare) e più esternamente la <tonaca avventizia > (che è il
rivestimento di connettivo che avvolge il vaso). E' tra queste pareti
che possono depositarsi dei grassi, provocando così uno dei maggiori
fattori di rischio della nostra salute. Questi grassi infatti, insieme
ad altri fattori, diminuiscono l'elasticità dei vasi (che spesso si
allungano divenendo tortuosi) e creando degli ispessimenti e
protuberanze (placche lipidiche e fibrose) che riducono il passaggio del
sangue. Tutto ciò porta a sclerosi, compromette l'elasticità del vaso
e diminuisce così l'afflusso di sangue (e quindi di ossigeno) a certi
organi che ne hanno particolarmente bisogno, come il cervello (il
cervello muore se rimane pochi minuti senza ossigeno). Queste placche
sono alla base della arteriosclerosi.
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29 - GLOBULI ROSSI IN UN VASO
Qui i globuli rossi, all'interno di un vaso, stanno imboccando
una piccola diramazione, e si ha quasi l'impressione che vengano spinti
dal flusso creato dal battito cardiaco. In realtà in quest'immagine è
stato eliminato il plasma (che rappresenta il 55% del sangue) e solo
alcuni globuli rossi sono rimasti nella zona. Il loro transito è
molto intenso: basta pensare che nel cuore transita 5-6 litri di sangue
al minuto (e che ogni millimetro cubo di sangue contiene 5 milioni di
globuli rossi…). I globuli rossi percorrono, in questo modo, 15
chilometri al giorno. vale a dire circa 1500 chilometri nel corso della
loro breve vita che è di circa 4 mesi. Le striature che si vedono
sullo sfondo sono le pieghe che permettono la dilatazione del vaso. Nei
piccoli varchi che si possono creare si infiltrano i globuli bianchi
(leucociti), che in questo modo escono dal circolo sanguigno per andare
a distruggere i corpi estranei. E in alcuni organi (per esempio fegato,
milza) anche a fagocitare i globuli rossi morti. Il sangue, anche se
non ne ha l'apparenza, è un tessuto. Un tessuto fluido. Prende origine
infatti da uno speciale tessuto embrionale: il mesenchima, che è il
progenitore di tutti i tessuti connettivi (arterie e vene hanno,per
esempio, la stessa origine del sangue).
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30 - LE VALVOLE DELLE VENE
Siamo
all'interno di una vena, in corrispondenza di una valvola. Quello che
vediamo è un dettaglio del sistema che impedisce il reflusso del sangue,
consentendogli soltanto di dirigersi verso il cuore. Mentre infatti le
arterie usufruiscono della spinta del cuore (o delle contrazioni dei vasi),
il ritorno del sangue attraverso le vene richiede un meccanismo di
“richiamo”. Soprattutto quando è in salita, cioè quando il sangue deve
risalire dagli arti inferiori verso il cuore (contro gravità). Il
meccanismo è facilitato da questo sistema di valvole che funzionano come una
serie di porte che si chiudono dietro a chi passa. E' un po’ quello che
avviene anche all'interno del cuore, con il sistema delle valvole cardiache.
In altre parole, le valvole si aprono al passaggio del sangue e si
richiudono dietro, così come avviene nelle <chiuse > del canale di Panama.
Con la differenza che nel cuore queste valvole sono attive, perché
attraversate da tendini e muscoli mentre qui sono passive: cioè sono
semplici tasche che si riempiono di sangue e lo trattengono per limitare il
reflusso durante il suo lento percorso in salita. Nella fotografia
vediamo, in alto, il lembo di una valvola, e in basso altre valvolette.
Per facilitare il lavoro delle vene, è possibile utilizzare il movimento dei
muscoli circostanti: essi aiutano a <pompare > il sangue. Per questa ragione
i medici consigliano di camminare e consigliano anche una precoce mobilità
post-operatoria. Chi sta lungamente fermo ha più difficoltà a impedire il
riflusso del sangue venoso, e soffre spesso di vene varicose. E' proprio
questa difficoltà a non far progredire il sangue che provoca gonfiori ai
piedi e alle caviglie.
larghezza della pagina 2 mm occorre cioè 1/2 pagina
per fare 1 mm Ingrandimento 150x.
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31 - LA RETE POLMONARE
E' possibile osservare un "calco" della rete fornita dai
capillari polmonari. Questa è un'immagine che non esiste in natura: è il
frutto di un artificio, per poter <vedere > la rete capillare, che fa
circolare il sangue nei polmoni, sono state iniettate delle resine, che
sono andate a depositarsi al posto del sangue. Le resine si sono
indurite e le pareti dei vasi sono state distrutte con sostanze
corrosive. E così pure gli alveoli polmonari. Con questa tecnica è
stato possibile vedere <a nudo > la rete vascolare polmonare, in tutte
le sue circonvoluzioni e intrecci. E' in questo punto che confluiscono
la circolazione arteriosa e quella venosa del polmone ed anche la
cosiddetta circolazione pubblica (ossigenazione) e quella privata
(nutrizione). I capillari arteriosi, per porosità, assorbono
l'ossigeno che si trova negli spazi vuoti (gli ex alveoli polmonari, che
contengono l'aria inspirata), mentre quelli venosi, sempre per porosità,
cedono anidride carbonica agli alveoli che la eliminano con
l'espirazione. E' insomma uno scambio di gas che avviene su una
superficie molto estesa, grazie proprio a questa forma così reticolare,
a spugna, di capillari e alveoli. Così il sangue che era entrato
<sporco > ne esce pulito e ossigenato. E ritorna al cuore, da dove viene
pompato in circolo, per distribuire in tutto il corpo l'ossigeno. In un
certo senso il sangue attraverso i polmoni entra in contatto, sia pure
indirettamente, con l'ambiente esterno. Allo stesso modo il sangue
elimina anche alcuni liquidi (circa mezzo litro al giorno), che se ne
vanno via col vapor acqueo dell'aria espirata.
larghezza della pagina 1/4 di mm occorrono
cioè 4 pagine per fare 1mm Ingrandimento 1200x.
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32 - LA TRACHEA
Qui si ha l'impressione di osservare un fondale marino, pieno
di vegetazione subacquea. E' la trachea. O meglio, il mantello cellulare
(mucoso) che riveste l'interno della trachea. Da qui transita l'aria
diretta verso i polmoni (e viceversa). E' una parete, come si vede,
formata da due tipi di cellule: quelle cigliate (in verde), che hanno
una funzione di spazzola (le vedremo meglio nella fotografia
successiva), e quelle che secernano muco (in rosso). La trachea (come
le cavità nasali, la laringe, i bronchi) è una struttura rigida. Queste
vie aerifere, infatti, rimangono sempre aperte. Per questo sono dotate
di uno scheletro di tipo cartilagineo (che qui non si vede). La trachea
è infatti sorretta da una serie di anelli cartilaginei. Nei bronchi il
supporto cartilagineo ha una struttura relativamente semplice “a
placche”. E' interessante osservare che questi due tipi di cellule
(cigliate e produttrici di muco) si trovano associate in vari tipi di
tessuto originando paesaggi molto simili in parti molto diverse del
corpo. E' curioso, per esempio, confrontare questa immagine con quella
che rappresenta l'interno della tuba uterina (n.44). La trachea e la
tuba, viste al microscopio (almeno per quanto riguarda le mucose), sono
sorprendentemente simili.
larghezza della
pagina 1/63 di mm occorrono cioè 63 pagine per fare 1 mm Ingrandimento
19000x. |
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33 - LE CELLULE CIGLIATE DELLA TRACHEA
Ecco un dettaglio delle cellule cigliate della trachea. Con i
loro movimenti queste ciglia eliminano verso l'esterno i corpi estranei
contenuti nell'aria (pulviscolo atmosferico), per evitare che arrivino
agli alveoli polmonari. Sono questi <cespugli > che cercano di
difendere i nostri polmoni da tutte le sostanze inquinanti che si
trovano nell'aria, e che entrano con la inspirazione. Il problema è che
il sistema (nato da un'evoluzione biologica precedente agli inquinamenti
atmosferici) non ce la fa a respingere fuori tutte le sostanze nocive
inalate. Soprattutto non è in grado di filtrare tutte le sostanze
volatili che entrano con il fumo della sigaretta. In passato queste
cellule erano, per così dire, come dei tranquilli guardiani all'ingresso
di un cinema: oggi debbono fronteggiare delle masse senza biglietto che
hanno rotto i cancelli e dilagano all'interno. Il compito della
trachea e delle sue cellule è anche quello di riscaldare e umidificare
l'aria che passa, ed evitare che arrivi troppo fredda e troppo secca nei
polmoni. E' un vero condizionatore d'aria: pulisce, umidifica, riscalda.
E' grazie a questo sistema che possiamo respirare anche a 30 gradi sotto
zero ai poli oppure a 40 gradi sopra zero nel deserto. Le strutture
verdi che si vedono al centro delle cellule cigliate sono microvilli,
con funzione assorbente.
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pagina 1/90 di mm occorrono cioè 90 pagine per fare 1 mm Ingrandimento
27000x. |
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34 - IL CONNETTIVO
Questo groviglio di fili e fibre è il < riempitivo > del nostro
organismo. E' il tessuto connettivo. Ha più o meno lo stesso ruolo della
paglia in un imballaggio. Finora abbiamo visto, infatti, tessuti e
organi ben <delimitati > (stomaco, fegato, reni, arterie ecc.): ma tutti
questi <pezzi > dell’organismo non si incastrano l'uno dentro l'altro,
come i pezzi di un gioco di montaggio. Ci sono degli spazi vuoti,
dominio del tessuto connettivo, che è appunto come la paglia
nell'imballaggio, o se preferite come la calce che tiene insieme i
mattoni, e fa da supporto ai cavi della luce, del gas, del telefono.
Il connettivo infatti fa da sostegno per esempio al sistema
circolatorio. Senza connettivo la rete capillare, così fragile, non
potrebbe <adagiarsi >. Per definizione il tessuto connettivo costituisce
l'imbottitura e anche l'impalcatura del nostro corpo (anche l'osso,
infatti, è un tessuto connettivo, sia pure di tipo particolare). I
suoi materiali sono prodotti da certe cellule chiamate fibroblasti e
fibrociti (praticamente sono come un individuo giovane e uno vecchio: il
primo produce più fibre del secondo). Queste fibre e fibrille si
uniscono e si intrecciano, così come i fili, intrecciandosi, formano
delle funi. fibre e cellule si insinuano ovunque, estendendosi,
raggomitolandosi, imbrigliando cellule di grasso, servendo da tralicci
per vasi e nervi (nell'immagine, in azzurro, si vede un'esile fibra
nervosa), e creando dei riempimenti. Le fibre del connettivo sono di
vario tipo. Alcune ( e sono le più abbondanti) non possono estendersi:
sono le cosiddette fibre collagene, che devono questa loro grande
solidità a una proteina straordinariamente resistente, il collagene.
Altre sono elastiche, grazie alla proteina elastina, e dopo l'estensione
possono tornare nella posizione iniziale. Gli spazi vuoti sono
occupati da liquidi extra-cellulari, e diventano così delle specie di
paludi o di acquitrini. Qui circolano sostanze nutrienti, ormoni,
macrofagi, linfociti. Nel connettivo c'è anche una <colla> (anch'essa
prodotta dai fibroblasti e dai fibrociti). E' un impasto complesso di
zuccheri e proteine, che sotto l'azione di enzimi e ormoni può diventare
più o meno duro. E' da un suo graduale indurimento che dipende, fra
l'altro l'invecchiamento del tessuto connettivo.
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35 - IL MUSCOLO
Un fascio di fibre muscolari, tagliate in sezione trasversale,
mostrano la struttura interna del muscolo. In alto, in bianco, si vede
un involucro di connettivo, dove passano vasi e nervi, che portano
nutrimento e stimoli al muscolo. I muscoli sono delle strutture che
rivestono l'organismo e, come è noto, gli consentono il movimento: essi
rappresentano ben il 35-45% del peso corporeo. Un sistema, quindi,
estremamente importante, e molto flessibile. Grazie alla combinazione
cervello-muscoli noi riusciamo a far compiere al nostro corpo una
quantità praticamente illimitata di movimenti. I muscoli <volontari >
(cioè mossi da un nostro comando) sono circa 600, e possono agire in una
grandissima varietà di combinazioni. La raffinatezza del movimento
dipende dalla qualità di collegamenti nervosi. Ogni singola unità
motoria (cioè il singolo neurone motore e l'insieme delle fibre da esso
innervate) può comprendere da 5 a 2000 fibre muscolari. Nella mano,
per esempio,i terminali nervosi sui muscoli (placche motrici) sono molto
più numerosi che nel torace o nelle natiche. l'impulso nervoso,
attraverso una terminazione collegata al muscolo, scarica acetilcolina o
noradrelina: queste sostanze provocano una reazione chimica, che a sua
volta produce la contrazione muscolare. Ci sono muscoli che si
contraggono senza che la nostra volontà possa intervenire: il cuore per
esempio. O i muscoli dei visceri. Questi ultimi sono a contrazione lenta
e sono formati da tessuto muscolare liscio. La vera differenza consiste
nel fatto che gli impulsi nervosi per provocare la contrazione dei
muscoli viscerali non partano dalla corteccia cerebrale (sede dei
comandi motori), ma dalle zone arcaiche del cervello, che regolano,
senza intervento della volontà, il sistema nervoso cosiddetto autonomo,
o neurovegetativo.
larghezza della pagina 2 mm occorre cioè
1/2 pagina per fare 1 mm Ingrandimento 150x.
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36 - LE FIBRE MUSCOLARI
Vediamo qui, ingrandite, alcune fibre muscolari. Ogni singola
fibra può misurare da pochi millimetri fino a 30 centimetri di
lunghezza. Queste fibre sono, per così dire, dei mostri cellulari.
Assomigliano a lunghe salsicce contenenti moltissimi nuclei. Nella
fotografia si vedono <prominenze > di nuclei (che creano una serie di
piccole gobbe nel profilo della fibra). Al loro interno queste fibre
contengono sostanze contrattili, come l'actina (è una proteina che
esiste in tutte le cellule), ma soprattutto la miosina, tipicamente
muscolare. Actina e miosina, insieme (e combinata con altri fattori),
danno origine alla massima contrattilità dei tessuti. Guardando bene
queste fibre muscolari si intravedono delle striature orizzontali: esse
riflettono le strutture interne. Si tratta di ingranaggi a <pettine >
che scorrono l'uno dentro l'altro. Essi sono alla base del meccanismo di
raccorciamento della fibra (contrazione muscolare). Una ricca rete
vascolare (in azzurro) accompagna le fibre muscolari. Queste fibre
muscolari, per funzionare, hanno bisogno di molto ossigeno: e quindi
debbono essere bene irrorate dal sangue, come vedremo nella prossima
immagine.
larghezza della pagina 1/3 di mm
occorrono cioè 3 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 900x.
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37 - MUSCOLO CON VASI
Ecco come funziona il <servizio carburante > per fornire
ossigeno ai muscoli. Il serpentone che si vede al centro dell'immagine è
l'estrema diramazione di un'arteriola (capillare) che ha funzione di
portare sangue al muscolo sottostante (in rosso). Poiché i muscoli si
contraggono in continuazione, anche questi capillari debbono seguire le
deformazioni delle fibre sulle quali si appoggiano. In questa fotografia
il muscolo è contratto, e l'arteriola si è adattata, seguendo il suo
movimento a fisarmonica e assumendo così questa forma serpeggiante. Se
non lo facesse potrebbe “strapparsi”. Anche qui vediamo (in verde) i
periciti con i loro prolungamenti; sono quelle strane cellule
contrattili che regolano il flusso del sangue nei capillari (lo abbiamo
visto in dettaglio nella foto n.27). Esse sono sensibili alle variazioni
umorali dell'ambiente circostante, e contraendosi aumentano o riducono
il diametro dei vasi in modo da aumentare o ridurre l’afflusso del
sangue, a seconda delle richieste del muscolo. Qualsiasi movimento
del nostro corpo (da quello di una ballerina, a quello di un violinista)
si basa su questa <combinazione > di strutture cellulari che agiscono a
catena: l'impulso nervoso che proviene dal cervello fa contrarre (o
rilassare) il muscolo: i periciti sentono la variazione umorale e
stringendo i vasi più piccoli, contribuiscono a regolare l'afflusso di
sangue. E' un meccanismo semplice e raffinato, che permette una
continua alimentazione dei muscoli sotto sforzo. Tanto più è ramificata
la rete vascolare (e tanto più è imponente la circolazione del sangue),
tanto più è efficiente la muscolatura.
larghezza della pagina 1/10 di mm occorrono cioè 10 pagine per fare 1 mm
Ingrandimento 3000x.
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38 - LE CELLULE NERVOSE
Si possono osservare alcune cellule nervose, con le loro
ramificazioni. Sono strutture difficilissime da fotografare perché si
tratta di delicate reti filiformi tenute insieme da altre cellule di
supporto (cellule gliali). E' come voler tirar fuori da un tessuto una
ragnatela: si strappa. Quella piccola massa tondeggiante, in
azzurro,che si vede al centro è il corpo della cellula. Esistono vari
tipi di neuroni: quelli che portano l'informazione dalla periferia al
cervello (afferenti) e che trasmettono per esempio segnali di tatto,
calore, dolore e altre percezioni sensoriali. Poi ci sono i neuroni che
trasmettono informazioni dal cervello verso la periferia (efferenti) e
che inviano, per esempio, stimoli alle ghiandole perché secernano,
oppure ordini di contrazione ai muscoli. Esistono poi neuroni di
collegamento (intercalari) che sono particolarmente pieni di dendriti,
Quello che vediamo sembra essere appunto un neurone di collegamento o
neurone intercalato. Esistono molti miliardi di questi neuroni, e la
loro sterminata capacità di effettuare connessioni, e di stabilire nuovi
contatti con altre cellule, crea quella straordinaria rete è alla base
del funzionamento del sistema nervoso e in particolare del cervello. Nel
cervello è infatti proprio il numero delle cellule nervose, con la
ricchezza dei loro collegamenti, che costituisce il fondamento delle
capacità mentali. Curiosamente queste cellule nervose sono abbastanza
semplici nella loro struttura interna (soprattutto se paragonate per
esempio alle cellule muscolari, che sono assai più complesse): esse
sono, per così dire, dei tubicini adatti a una conduzione
elettro-chimica del segnale. Praticamente esse trasmettono un'onda di
propagazione che impegna solo la membrana cellulare: ma la ricchezza dei
tracciati e la possibilità di conservare traccia dei segnali che passano
(sotto forma di crescita di nuovi contatti e circuiti) fa si che esse
siano diventate attraverso l'evoluzione quello straordinario strumento
per memorizzare, associare, collegare che è alla base della memoria,
dell’intelligenza, e della immaginazione.
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39 - FASCIO NERVOSO
Questi sono alcuni dei <cavi > che collegano il cervello con il
resto del corpo. Sono le fibre del sistema nervoso. Il loro numero è
elevatissimo, e si ramificano ovunque. Come un cavo elettrico,
infatti, un nervo ha al suo interno vari <fasci > che sono formati a
loro volta da gruppi di fibre stipate insieme come fascine. Quelle che
vediamo qui sono appunto singole fibre che corrono parallele. In uno
stesso cavo possono passare fibre di diverso tipo (di percezione,
motorie) e magari possono trasportare impulsi nervosi in direzioni
diverse, senza che questi segnali interferiscano tra loro. Dal
midollo spinale esse si ramificano per portare ( o ricevere )
informazioni lungo tutta la rete. Queste che vediamo sono fibre motorie.
Ce ne sono di diverse dimensioni: la maggior parte sono grosse e sono
rivestite da una spessa guaina isolante ricca di lipidi ( mielina ). Al
loro interno passa il segnale, che dal cervello raggiungerà i muscoli
per farli contrarre. La velocità del segnale dipende dal tipo di
fibra. In quelle più grandi e riccamente "mielinizzate", il segnale
raggiunge la velocità di 100 metri al secondo ( 360 km l'ora, come
un'auto da corsa ). nelle altre più sottili e povere o prive di mielina,
solo 2 metri al secondo ( 72 km l'ora ). A volte un virus, il virus
della poliomielite, può intaccare quelle aree del midollo spinale dove
si trovano i neuroni motori, danneggiandoli e provocando danni anche
alle loro fibre. La funzione di queste fibre nervose viene così
alterata, e i muscoli non ricevono più il segnale per contrarsi: è
l'atrofia muscolare tipica della poliomielite. Nell'immagine si
vedono alcuni vasi sanguigni ( in viola ) e dei filamenti di tessuto
connettivo ( in rosa ) che tengono insieme il fascio nervoso. Sulla
destra si intravede l'involucro del "cavo", cioè il rivestimento di
connettivo del nervo, che è stato aperto per vedere al suo interno.
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40 - MACROFAGO
Qui un macrofago è stato ripreso mentre si muove su un tappeto
di cellule epiteliali che tappezzano un'ampia cavità situata
nell'ipofisi, alla base del cervello. E' uno dei nostri migliori
amici: ci difende dai corpi estranei che entrano nel nostro organismo.
E' il grande nemico dei batteri e dei virus, con i quali lotta fino a
fagocitarli. I macrofagi si trovano ovunque, nel nostro corpo:
solitamente nei tessuti connettivi, ma anche nel sangue (in origine sono
globuli bianchi, poi migrati fuori dal circolo per andare in giro tra i
tessuti dell'organismo). La forma di questi macrofagi è indefinibile,
o meglio è in continua trasformazione: qui vediamo un corpo centrale e
delle propaggini filiformi, che servono per esplorare l'ambiente, o per
attaccarsi a una parete. Ma nel giro di breve tempo questo macrofago
potrebbe avere una forma del tutto diversa, chiudendosi come un riccio,
o allungandosi come un serpentello. La cosa straordinaria è che con
il trasformismo queste cellule-individuo possono passare ovunque. Per
esempio infilano una delle loro propaggini in una fessura tra le
cellule, la estendono e poi pian piano fanno scorrere il loro contenuto
citoplasmatico interno dall'altra parte, così come può fare la sabbia
passando dall'altra parte della clessidra attraverso una strozzatura.
Quando c'è un'infezione si verifica un <richiamo > chimico sui
macrofagi: i recettori che si trovano sulla loro membrana vengono
eccitati e il macrofago entra in azione. Si dirige sul posto e attacca
le sostanze estranee. Talora a scapito della sua stessa vita. E' come
la fanteria, che conduce una lotta corpo a corpo. L'artiglieria è invece
costituita da altre cellule immunitarie, i linfociti, che quando sono
eccitate <sparano > in giro degli anticorpi, cioè dei piccoli frammenti
proteici (gammaglobuline) che vanno ad attaccare selettivamente la
superficie di batteri e virus, neutralizzandoli. I macrofagi
intervengono poi per eliminarli definitivamente.
larghezza della pagina 1/40 di mm
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41 - L'OSSO
L'architettura dell'osso spugnoso del femore mostra bene uno
dei <trucchi > adottati dalla natura per offrire il migliore risultato
con il minimo consumo di materiali. questa struttura ad alveare, infatti
è al tempo stesso molto resistente e molto leggera. Se le nostre ossa
non fossero spugnose, ma <piene > il nostro corpo peserebbe 4 volte
tanto… E' proprio spingendo al massimo l'efficienza di questa struttura
che la selezione naturale ha permesso la formazione di ossa quasi <vuote
>: quelle degli uccelli, i quali, in questo modo, possono volare.
Alternando zone piene (in particolare quelle esterne) e zone vuote,
questa architettura funziona come un insieme di muri maestri, tramezzi,
camere. Il materiale da costruzione è costituito da cellule, sostanza
intercellulare e fibre: la novità è che il tutto è immerso in sostanze
calcificate. Quindi fibre e cellule rimangono murate dentro l’osso.
Il sistema circolatorio decorre dentro l’osso, formando un
reticolo di tubazioni, portando nutrimento con il sangue ma anche
arricchendosi: è nel midollo osseo, infatti (un tessuto molle situato
nella parte più interna dell'osso spugnoso), che si formano nuovi
globuli rossi. Diversamente da quanto avviene in un edificio, però,
l'osso è in continuo rifacimento: è come se un palazzo sostituisse
continuamente i suoi mattoni, il suo cemento, le sue tubature.
Esistono infatti nella compagine delle ossa cellule particolari
(osteoclasti) che, grazie all'azione di certi enzimi, disaggregano
continuamente l'osso e liberano il calcio, che attraverso la
circolazione sanguigna raggiunge così altre parti del corpo. Ma
contemporaneamente, sempre nell'osso, ci sono altre cellule
(osteoblasti) che provvedono a una ricostruzione bilanciando così queste
perdite. L'esterno dell'osso, in particolare (il periostio), è come una
< pelle > che si rigenera continuamente, contribuendo al rinnovamento
dei tessuti ossei. Per questo guariamo dalle fratture. Non solo, ma
l'osso si modella sulle attività del corpo, rispondendo alle
sollecitazioni delle linee di forza. Questo ciclo continuo di erosione e
rigenerazione è essenziale per il corretto accrescimento di tutte le
ossa durante lo sviluppo dello scheletro, e particolarmente in certi
periodi (come durante la gravidanza e l'allattamento). Col tempo, però
l'equilibrio viene turbato: nelle persone anziane prevale l'erosione, e
le ossa diventano più porose (osteoporosi). Specialmente nelle donne, a
causa della riduzione del ruolo degli ormoni dovuta alla menopausa. I
tramezzi e i muri diventano più sottili e fragili. E a volte il palazzo
(per esempio il femore), nei punti di maggior pressione, cede,
fratturandosi.
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42 - CELLULE DI GRASSO DELLE VIE GENITALI
E' l'immagine di una cellula di grasso, fotografata nelle vie
genitali (ne abbiamo viste altre, di altra forma, nella foto n.26). In
questa immagine si vede bene la sua dimensione, comparandola con quella
dei globuli rossi: centinaia di globuli rossi potrebbero trovare posto
al suo interno. In questo caso la cellula adiposa è soprattutto un
contenitore strategico: conserva, sotto forma di grasso, tutta l’energia
metabolica in eccedenza, non utilizzata dall'organismo. In caso di
necessità è in grado di compiere rapidamente l'operazione inversa: cioè
ritrasformare il grasso in metaboliti, e rimetterli nel circolo
sanguigno per nutrire l'organismo. Questo sistema di immagazzinamento
e riutilizzazione è particolarmente importante per gli esseri viventi
che entrano in ibernazione (e possono così sostenersi senza dover quasi
cercar cibo per lunghi periodi): oppure quando la difesa del territorio,
come nei leoni marini, richiede una guardia continua, magari per
settimane, senza potersi allontanare nemmeno per mangiare. La riserva
di grasso, anche negli esseri umani, non è di per sé negativa, ma quando
l'accumulo è eccessivo possono nascere seri problemi. Se infatti il
grasso si accumula nel cuore, o nei vasi, può diminuire la loro
funzionalità. Le goccioline di grasso possono ispessire le pareti e
diminuire così l'afflusso di sangue, costringendo il cuore a pompare con
una pressione maggiore (aumentando appunto la <Pressione > arteriosa).
L'accumulo dei grassi non è uguale in tutti gli individui:
l'assorbimento è infatti regolato da un ormone, che può agire
diversamente a seconda dei casi. E' per questo che alcuni ingrassano più
di altri.
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43 - CELLULE DELL'UTERO
Con questa immagine comincia il viaggio all'interno degli
organi della riproduzione. Qui siamo nell'utero, e vediamo le cellule
della mucosa uterina, che <fodera > l’ interno dell’utero. Si vedono, al
centro, tre cellule, appartenenti a due ceppi diversi: quella centrale
(in azzurro) è della stessa natura di quella di destra (in giallo). Ma
queste due cellule sono state colte in due fasi successive; inoltre la
seconda cellula è anche stata <scucchiaiata > e cioè è stata asportata
parte della membrana cellulare durante la fase di preparazione. Si
vedono i granuli di muco uscire fuori. Quella di destra, più giovane,
sta ancora accumulando granuli, che poi usciranno con la secrezione.
A sinistra, invece, si affaccia una cellula cigliata. Nell'utero, però,
queste cellule sono poco cigliate e molto scarse, contrariamente a
quelle che vedremo nell'ovidotto. Le ciglia, quindi, non sono destinate
a creare movimento, bensì insieme alle cellule secernenti, formano un
mantello nutritivo per accogliere il giovane embrione. Come sempre, la
natura predilige la semplicità: anche per un tessuto così importante
come è quello dell'utero, sono soltanto due tipi di cellule, uno
cigliato e l'altro secernente, a fornire l'ambiente adatto al meccanismo
della riproduzione. Queste cellule poggiano su un tessuto connettivo,
ricco di vasi e ghiandole, che a sua volta aderisce alla potente
muscolatura dell'utero. Durante la gravidanza, sia il muscolo che le
mucose si adeguano, secondo l'ingrandimento dell'utero e il numero di
cellule si moltiplica. La muscolatura dell'utero, dal canto suo, si
ipertrofizza (le cellule diventano molto più grandi) ed è grazie alle
loro potenti contrazioni che il feto può essere espulso.
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44 - LA TUBA UTERINA
Qui siamo nella tuba uterina, o ovidotto. E' quel tratto delle
vie genitali femminili che collega l'utero alle ovaia: in pratica è
l'estensione dell'utero verso le due ovaie (una a destra e l'altra a
sinistra). In questo tunnel avviene il prodigio della fecondazione ( e
vedremo tra poco entrare in campo i due protagonisti, l'ovulo e lo
spermatozoo). Le cellule cigliate, con il movimento delle loro ciglia,
favoriscono il trasporto delle due cellule protagoniste: mentre le altre
cellule lubrificano il canale con il loro muco. Dalle due opposte
estremità del tunnel entrano l'ovulo e gli spermatozoi, per poi
incontrarsi e fecondarsi. L'ovulo è stato <catturato > sulla
superficie dell'ovaio dalle estroflessioni dell’ ovidotto (le fimbrie
della salpinge), e grazie anche al muco colloso del primo tratto viene
trattenuto e sospinto in avanti. Gli spermatozoi, nella loro lunga
corsa, vengono aiutati da questa <vegetazione > e anche <capacitati >
(come vedremo in seguito). Dopo aver facilitato l’incontro tra le due
cellule protagoniste, l'ovidotto aiuta l'ovulo fecondato a rotolare
nell'utero, grazie a movimenti peristaltici (simili a quelli
dell'intestino), e a una mucosa che diventa più scivolosa, per l'aumento
della secrezione. Questo semplice tessuto, quindi, svolge una
quantità di funzioni, collegate anche a un gioco di ormoni. E' facile
capire che se, in questa catena di avvenimenti, qualcosa va di traverso
la fecondazione può non avvenire. E la donna, così è sterile. La
fecondazione artificiale può, ovviare ai difetti di percorso dovuto al
tessuto (motilità, ciglia, muco), o a un'occlusione (infiammazione,
tumori, cause tossiche). Basta un niente per alterare il sistema. Ma
intervenendo artificialmente si possono portare gli spermatozoi <a
domicilio >.
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45 - L'OVAIO
Mediamente ogni 28 giorni, nella donna, l'ovaio spinge fuori un
uovo per perpetuare il rito della riproduzione. Le ovaia sono due, come
si sa, e contengono sin dalla nascita le uova per tutta la vita. La
<dote > iniziale è di circa un milione: ma solo poche arrivano alla
maturazione. In maggior parte vanno perse. Già prima della pubertà.
Nell'arco della vita la donna ha circa 500 ovulazioni (una ogni 28
giorni per 35-40 anni). Man mano però che passano gli anni i rischi
aumentano, proprio per il fatto che queste uova sono già nel <cesto >
sin dalla nascita e continuano ad invecchiare (contrariamente agli
spermatozoi, che si rigenerano continuamente). La lunga esposizione
alle radiazioni ambientali aumenta le probabilità di mutazioni nei
cromosomi di queste uova, e quindi aumentano i rischi di incidenti di
percorso e di malformazioni. Alcuni ritengono che vi sia ogni mese
alternanza, tra le ovaie, nell'ovulazione: ma non c'è una regola. Può
anche capitare che vi sia una doppia ovulazione ( questo fatto dà
origine a gemelli non monoovulari, ma eterozigoti). Nella specie
umana è un fatto raro, ma in certe specie animali è addirittura la
regola (basta pensare a cani e gatti, dove si hanno appunto ovulazioni
plurime). La <collinetta> tra poco si romperà, come vedremo nelle
immagini successive. E comincerà l'avventura della fecondazione. Non
è detto però che ogni uovo che esce incontri uno spermatozoo, o che
nell'utero l’uovo fecondato si sviluppi normalmente. E' una corsa a
ostacoli. Statisticamente il numero degli insuccessi è enorme. E' un
espediente della natura per eliminare i gameti difettosi, e premiare,
invece, i migliori.
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46 - LE CELLULE NUTRICI DELL'UOVO: IL FOLLICOLO
Se, prima dell'ovulazione, si osserva la superficie dell'uovo,
si vede una distesa di cellule-nutrici con i loro microvilli
filamentosi. L'uovo, infatti, è come un'ape regina: le sue dimensioni
sono molto grandi e la sua superficie è letteralmente ricoperta da una
moltitudine di piccole cellule-balia che lo nutrono e lo proteggono.
Addirittura, come in questo caso, esse lo rivestono interamente come un
involucro. All'interno di questo <nido > (che si chiama follicolo
ooforo), l'uovo si sviluppa e matura. Lo strato di cellule che vediamo è
molto sottile quando l'uovo è a riposo, ma aumenta quando l'uovo entra
in maturazione sotto lo stimolo degli ormoni. Aumentano così anche i
microvilli (in rosso), e gli ormoni trovano di conseguenza un maggior
numero di recettori-bersaglio. Le cellule si moltiplicano, mentre l'uovo
cresce di dimensioni. Attraverso una fitta vascolarizzazione
arrivano sulla superficie dell'uovo dei fluidi nutritivi (filtrati
sanguigni): essi si accumulano quindi dentro il follicolo, che si
trasforma così in una vescicola. E' proprio questa vescicola che,
ingrandendosi, forma il gonfiore (<la collinetta>) che abbiamo visto
nella pagina precedente. In questo modo la pressione aumenterà, ma non
fino a rompere la superficie dell'ovaio. A rompere la parete della
vescicola e far fuoriuscire l'uovo senza danni, al momento opportuno
provvederanno infatti specifici enzimi e ormoni. Una volta liberato
l'uovo perderà gran parte del suo involucro (cioè del suo follicolo),
che ha esaurito la sua funzione nutritizia durante la maturazione.
Tuttavia conserverà un sottile strato di cellule a suo diretto contatto,
che gli formeranno un'elegante corona: la corona radiata. E sarà pronto
per poter essere fecondato.
larghezza della
pagina 1/20 di mm occorrono cioè 20 pagine per fare 1 mm Ingrandimento
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47 - LA ROTTURA DEL FOLLICOLO: L'OVULAZIONE
Quest'immagine, rappresenta il momento culminante
dell'ovulazione. L'uovo, attraverso lo squarcio del tessuto, si
affaccia, e sta per iniziare il suo lungo viaggio verso l'utero. Fra
le tante uova che si trovano nell'ovaio, quest'uovo è quello che ha
avuto la fortuna di essere nella posizione giusta al momento giusto, ed
essere così spinto fuori grazie a un complesso gioco di fattori
ambientali, di enzimi e di ormoni. Tutt'intorno si vedono le cellule
nutritive del follicolo (in celeste), che come tante ancelle gli hanno
assicurato protezione e nutrimento durante il suo sviluppo, e che ora
vengono in gran parte abbandonate. Questo complesso processo di
ovulazione risponde a segnali che vengono da molto lontano: dal
cervello, più precisamente dall'ipotalamo e dall'ipofisi (ciò spiega
anche perché turbe o malattie psichiche possono alterare il sistema).
C'è un circuito biochimico, infatti, che collega l'ovaio con l'ipotalamo
e l'ipofisi, e che consente uno scambio di stimoli ormonali. Durante la
maturità sessuale l'ipofisi secerne ormoni: gonadotropine, che stimolano
la maturazione dell'uovo e provocano infine l'ovulazione. L'ovaio così
stimolato produce a sua volta ciclicamente ormoni sessuali progesterone
ed estrogeni (questi ultimi prevalgono prima dell'ovulazione). La
circolazione di questi ormoni ha varie altre funzioni: in particolare
quella di regolare le modificazioni della mucosa dell'ovidotto, lungo le
quali deve viaggiare l'uovo, e anche della mucosa dell'utero. Infatti,
entrambe queste mucose devono trasformarsi per favorire l'impianto
dell'embrione. E' interferendo su questo complesso meccanismo di
sequenze ormonali che agiscono oggi i contraccettivi: modificando il
ciclo essi, infatti, impediscono all'uovo di maturare, oppure di
installarsi nell'utero.
larghezza della pagina1/3 di mm occorrono
cioè 3 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 900x.
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48 - DURANTE L'OVULAZIONE
Ecco la <colata lavica > che segue l'ovulazione. Dalla
lacerazione della superficie, assieme al follicolo, fuoriesce un liquido
colloso (colorato in azzurro) che circonda l'uovo e lo accompagna in
questa prima fase del rotolamento. La superficie dell'ovaio qui è
costellata di estroflessioni papillari, cioè piccole escrescenze (in
rosso). E' importante che queste eruzione non avvenga in modo
esplosivo: ma piuttosto come la fuoriuscita da un tubo di dentifricio.
La pressione consente così all'uovo di essere sospinto fuori senza
traumi. Questa sequenza dura 40-50 secondi. Paradossalmente si
potrebbe dire che è una specie di <parto > a livello microscopico:
l'uovo, infatti è un po’ come un feto che cresce all'interno dell'ovaio,
circondato da un liquido protettivo; l'ovaio, in quel punto, si gonfia
come un ventre gravido, e dà, infine, nascita a questo minuscolo
individuo potenziale, che dovrà incontrarsi con lo spermatozoo per
unirsi e cominciare una nuova (e vera) gravidanza all'utero, attraverso
la moltiplicazione cellulare. Ciò che rimane della lacerazione verrà
rapidamente cicatrizzato e si trasformerà in una grossa ghiandola a
secrezione interna (<corpo luteo >). Questa ghiandola ha una funzione
importantissima: serve a produrre quel tipo di ormone (progesterone) che
permette all'uovo di trovare nell'utero l'ambiente adatto per annidarsi
e crescere. Questa trasformazione della cicatrice in ghiandola è
rapidissima: dopo due o tre giorni essa è già diventata una fabbrica di
ormoni. Se tutto funzionerà bene (cioè se l'uovo verrà fecondato dallo
spermatozoo e comincerà lo sviluppo embrionale), questa fabbrica
continuerà a produrre e pompare ormoni nel sangue e si ingrandirà.
Altrimenti in mancanza di <segnali > dall'embrione, si fermerà. E
tutto il <nido > predisposto nell'utero (la mucosa) cadrà assieme al
sangue presente sulle pareti. Avviene cioè una regolare mestruazione. Ed
il ciclo si ripete!
larghezza della pagina
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49 - DOPO L'OVULAZIONE
Il paesaggio, circa un minuto dopo l'<eruzione> che ha portato
un uovo in superficie. In alto a destra è visibile lo squarcio che si è
creato. Tutt'intorno i brandelli del follicolo protettivo e nutritivo.
Al centro l'uovo, rotolato lungo la pendenza, ancora ricoperto da un
esile strato di cellule nutritive. E' questo un momento delicatissimo
nel processo riproduttivo. L'uovo sta per essere catturato dai movimenti
delle fimbrie (specie di tentacoli dell'ovidotto):se tutto andrà bene
verrà sospinto nel tubicino ( lungo circa 10 centimetri) che lo porterà
verso l'utero. E' li, in quel tunnel, che incontrerà gli spermatozoi per
la fecondazione. Subito dopo la fecondazione comincerà a suddividersi,
rotolando nell'utero per impiantarsi. Può darsi che in tutto questo
percorso qualcosa non funzioni: che l'uovo non venga catturato, che non
vi siano spermatozoi nell'ovidotto, che si verifichino scompensi
ormonali che compromettano le varie fasi della fecondazione e
dell'impianto nell'utero. Può anche darsi che qualche spermatozoo
arrivi fin qui, ai piedi della collinetta, e fecondi l'uovo prima che
sia giunto il momento adatto. In tal caso può verificarsi una
<gravidanza extra-uterina>: per esempio può succedere che l'embrione si
impianti qui, nella zona dell'ovaio, o nel peritoneo che avvolge un'ansa
intestinale, o nell'ovidotto (gravidanza tubarica). Ciò porta
inevitabilmente a un aborto spontaneo. Nel caso della gravidanza
tubarica si ha come risultato per la madre la rottura della tuba ( al
secondo mese di gravidanza) con conseguente emorragia interna. Questi
inizi di gravidanza anomali spiegano anche perché è ipotizzabile una
gravidanza maschile (ma occorre che un individuo sia <femminilizzato >
artificialmente attraverso somministrazione di ormoni). Infatti un
embrione potrebbe essere, in teoria, impiantato (embryo transfer) in un
tessuto molto vascolarizzato: per esempio il rene o un'ansa intestinale.
Ciò permetterebbe lo sviluppo (ma per quanto tempo?) di un feto…
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Ingrandimento 300x.
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50 - LA SECREZIONE DELL'UTERO
Nell'utero tutto si sta preparando all'accoglimento dell’uovo
fecondato. Le palline colorate in giallo sono i granuli di muco prodotti
da una ghiandola della parete. Contengono zuccheri e proteine. Fanno
parte del nido in cui dovrà impiantarsi e svilupparsi l'embrione. La
produzione di questo muco è stata stimolata dall'arrivo (attraverso il
circolo sanguigno) di ormoni che come messaggeri annunciano l'avvenuta
ovulazione. Gli ormoni (il loro nome greco significa <eccitatori >)
sono come microscopi sottomarini che circolano nel sangue, e che vanno a
colpire organi- bersaglio sensibili alla loro azione. Detto in altre
parole, sono delle molecole, prodotte da certe cellule (in questo caso
per esempio dal follicolo dell'uovo che sta maturando, oppure dal <corpo
luteo >, cioè lo squarcio che rimane dopo l'uscita dell'uovo,
trasformato in ghiandola): immesse nel circolo sanguigno vanno a
eccitare organi sensibili e ad attivare certe loro funzioni. L'utero
così eccitato si trasforma, si inturgidisce, produce secrezioni, nelle
pareti aumenta la circolazione del sangue. Si prepara il terreno, tra
l'altro, alla formazione delle strutture che diventano poi la placenta.
Analoghe trasformazioni avvengono nell'ovidotto, cioè nel tubicino
destinato al passaggio dell'uovo: la secrezione, in particolare, rende
più facile il transito della cellula uovo lubrificando la superficie
delle pareti.
larghezza della pagina 1/20
di mm occorrono cioè 20 pagine per fare 1 mm Ingrandimento 6000x.
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51 - LA NASCITA DEGLI SPERMATOZOI: IL TUBULO
SEMINIFERO
Nel 1679 uno studente olandese,Johan Ham, mostrò al
microscopio, allo studioso A, van Leuwenhoek, degli strani animaletti
che si muovevano nello sperma: per la prima volta l'uomo osservava
direttamente le straordinarie cellule maschili preposte alla
riproduzione, gli spermatozoi. Il re Carlo II, protettore dell'Accademia
a Londra, assistette poi, <con applauso >, a una successiva
dimostrazione. Questi strani “animaletti vennero chiamati <animaluncula
spermatica >. Ma nessun ricercatore del passato poteva vedere (o
capire) immagini come questa. Questi ciuffi sono spermatozoi in
formazione, visti nei finissimi tubuli che li contengono, all'interno
dei testicoli. Questa visione in sezione consente di capire il
meccanismo di formazione. Le cellule che vediamo alla periferia del
tubulo rappresentano una fase precoce: sono cellule che ancora
contengono 46 cromosomi (come tutte le altre cellule del corpo).
Migrando verso il centro subiscono una serie di trasformazioni:
sdoppiandosi, dimezzano i loro cromosomi (da 46 a 23), poi man mano
assumono il caratteristico aspetto che conosciamo. Gli spermatozoi
sono numerosissimi. Basti pensare che il tubulo seminifero che vediamo
ha una sezione di circa ¼ di millimetro, e già non riusciamo quasi a
contare gli spermatozoi al suo interno: ebbene, di questi tubuli ce ne
sono circa mille, con una lunghezza complessiva (se fossero srotolati)
di oltre un chilometro… Questo spiega perché, a ogni <eiaculazione >
escono 200-300 milioni di spermatozoi. Il loro numero, come si sa, deve
essere molto elevato, in modo che siano alte le probabilità della
fecondazione (solo pochi riusciranno ad arrivare nella tuba nei pressi
dell'uovo, e uno solo penetrerà all'interno). La formazione degli
spermatozoi, nell'uomo, continua (anche se meno abbondantemente) per
tutta la vita, mentre nella donna l'ovaio, dopo la menopausa, si
esaurisce e non produce più uova. Questo diverso meccanismo fa si che
un uomo di 80 anni può ancora procreare, una donna di 60 non è più in
grado di procrerare,.
larghezza della
pagina 1/4 di mm occorrono cioè 4 pagine per fare 1 mm Ingrandimento
1200x.
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52 - IL VIAGGIO DEGLI SPERMATOZOI
Sono spermatozoi in viaggio. Stanno attraversando la <prateria
> dell'utero, in direzione dell'ovidotto. E' un viaggio lungo e pieno di
pericoli: può durare 12-24 ore, e durante il percorso la maggior parte
degli spermatozoi viene eliminata. La prima selezione avviene già
nella vagina e nel canale cervicale (cioè prima ancora di arrivare
nell'utero): un muco ostile, acido, elimina molti spermatozoi, anche se
il liquido seminale ancora li protegge, almeno in parte (ma se
l'accoppiamento avviene in un periodo fertile il muco è meno compatto, e
quindi più facilmente attraversabile). Un'altra selezione avviene qui
nell'utero, nella strettoia verso l'ovidotto. Grazie al loro numero gli
spermatozoi si comportano un po’ come quelle truppe d'assalto che
arrivano a ondate continue: i primi cadono, ma man mano aprono la
strada. E gli altri passano. Dopo questa selezione solo un centinaio
di spermatozoi arrivano nell'ovidotto (sui 200-300 milioni iniziali…).
Tra questi ve ne sono molti anormali (per esempio con due teste, o due
code), o non adatti. Insomma, la fecondazione si gioca sul filo del
rasoio: se il <lancio > iniziale non è sufficiente, la corsa a ostacoli
rischia, alla fine, di rimanere senza concorrenti. E perciò senza
vincitori. In un certo senso, quella metà di ognuno di noi che prima
della fecondazione era uno spermatozoo è riuscita a vincere questa
straordinaria corsa, evitando gli acidi, trovando la strada giusta,
passando sulle vittime immolate e precedendo gli altri nello sprint
finale verso la cellula uovo. E facendo anche le cose giuste per
maturare lungo il percorso. Gli spermatozoi, infatti, non sono subito
capaci di fecondare l'uovo: debbono essere per così dire <capacitati >.
La foto mostra degli spermatozoi che <pascolano > nell'utero: con il
loro movimento, essi strisciano sulla mucosa. Probabilmente ciò provoca
una reazione tra i fluidi della mucosa e il cappuccio membranoso che
riveste la loro testa. E questo li <capacita >: cioè li rende adatti
(chimicamente) a dissolvere le membrane di protezione che avvolgono
l'uovo. La risalita verso l'uovo viene fatta anche grazie alle
contrazioni delle vie genitali femminili. Il movimento degli spermatozoi
è forse più destinato all'orientamento. E la loro coda, come un timone,
serve forse a tenere la <rotta >
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53 - L'UOVO
In questa immagine vediamo l'uovo circondato da <incrostazioni
> spugnose: è la parte rimasta di quel follicolo di cellule-ancelle
destinate a proteggerlo e nutrirlo (qui l'uovo è spogliato di parte
delle sue cellule follicolari, e questo ci consente di capire meglio la
struttura d'insieme). I <pallini > che si vedono in superficie sono
microvilli o vescicolette delle cellule follicolari. Al centro si
vede l'uovo. avvolto da un ulteriore involucro protettivo, qui colorato
in rosso: è una sottile membrana elastica chiamata <zona pellucida >. Si
tratta di una membrana fortemente selettiva, che lascia filtrare solo
sostanze nutritive (sostanze che provengono dalle cellule soprastanti,
le quali con i loro prolungamenti arrivano fino all'uovo, <sottocoperta
>). Quando gli spermatozoi arrivano debbono attraversare questi due
strati: prima cioè quello delle cellule follicolari (che nella realtà
avvolgono tutto l'uovo) e poi quello della zona pellucida. Per
realizzare questa <trapanazione > gli spermatozoi posseggono nel loro
cappuccio speciali sostanze: o enzimi <litici > (digestivi) capaci di
aprire un varco fra le cellule follicolari e di dissolvere chimicamente
le membrane che avvolgono l'uovo. Il fatto è che, superata la
barriera delle cellule follicolari, il primo spermatozoo che entra in
contatto con la membrana dell'uovo, penetrando al suo interno, scatena
una immediata reazione: la membrana si irrigidisce, diventa
impermeabile. i suoi recettori di superficie vengono inattivati: cioè
non reagiscono più. Lo spermatozoo seguente, al suo arrivo trova, per
così dire, tutte le porte sprangate e i campanelli inattivati. Le sue
<chiavi chimiche > non riescono più ad aprire il passaggio. E, così, il
secondo spermatozoo rimane fuori. Come tutti gli altri che seguiranno.
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54 - LA FECONDAZIONE
Gli spermatozoi che vediamo sono i superstiti di una lunga
marcia, e ora assediamo l'uovo per penetrarvi. Erano partiti in 200-300
milioni: sono rimasti in pochi a disputarsi l'ultima battaglia. E' la
finalissima. Solo uno riuscirà a penetrare nella fortezza. Magari
sfruttando un passaggio aperto già in parte da altri. Come abbiamo
visto nell'immagine precedente, gli spermatozoi debbono superare la
<corona > di cellule follicolari (qui colorate in rosso) e poi penetrare
nell'ultima membrana che avvolge l'uovo: la zona pellucida.
Utilizzando gli enzimi contenuti nel loro cappuccio, gli spermatozoi
cercano di aprire un varco chimico, nel fitto delle cellule: il primo
che penetrerà nella zona pellucida ed entrerà nell'uovo provocherà, una
reazione quasi immediata di irrigidimento delle membrane oculari, che
impedirà altri tentativi successivi (e quindi impedirà l'ingresso di
altri spermatozoi). E' una corsa in cui non serve arrivare secondi.
Non ci sono medaglie d'argento. Capita, comunque, eccezionalmente, che
due spermatozoi entrino nell'uovo: in tal caso si formano embrioni con
69 cromosomi (23+23+23). L'aborto spontaneo è inevitabile. Lo
spermatozoo vincente non solo provoca una <chiusura della porta > , a
livello delle membrane, ma stimola anche una suddivisione del nucleo
dell'uovo, il quale espelle metà dei suoi 46 cromosomi (è come se una
ciliegia espellesse metà del suo nocciolo). A quel punto i due
<pro-nuclei> (23 cromosomi dello spermatozoo e 23 dell'uovo) si fondono
e si impastano dando luogo a un unico nucleo con 46 cromosomi. E' così
che i due genitori contribuiscono alla <costruzione > di un nuovo
essere, attraverso una ricombinazione di parte dei loro caratteri. E ciò
provoca quella straordinaria varietà degli individui che ha consentito
all'ambiente, attraverso milioni di anni, di selezionare i più adatti.
Quello che sorprende, in queste immagini, è la sproporzione tra la
grandezza dell'uovo e quella dello spermatozoo. Sembra quasi l'unione
di un'elefantessa con un topolino: in realtà le proporzioni si
ristabiliscono rapidamente nelle fasi successive, come vedremo nella
prossima immagine.
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55 - PRIMI GIORNI DI VITA: LA MORULA
Questo è l'inizio della formazione di un nuovo essere vivente.
Le prime cellule si stanno dividendo: per ora sono poche, poi diventano
milioni, anzi centinaia di miliardi. In questa immagine è stato
eliminato, grazie a sostanze <digerenti >, l'involucro che normalmente
avvolge queste cellule (la zona pellucida) in modo da poter vedere come
le cellule si organizzano nello spazio. Abbiamo visto, nell'immagine
precedente, l'enorme differenza di grandezza tra l'uovo e lo
spermatozoo. Il <trucco > per riportare l'uovo fecondato (cioè la
prima cellula di base) a dimensioni più piccole consiste in una serie di
suddivisioni interne. Così come una torta si divide in 2,4,8 ecc. per
dare origine a tante fette, analogamente l'uovo fecondato si divide in
2, cellule, poi 4, 8, 16 ecc. fino a dare origine a una <morula > (essa
trae il suo nome appunto dalla sua somiglianza con il frutto della
mora), in cui ogni cellula ha soltanto la grandezza di 15 micron, cioè
circa tre volte la testa di uno spermatozoo. Qui vediamo appunto una
morula. Di queste cellule se ne producono 32 o 64 prima che avvenga
l'impianto nell'utero. In questa fase ogni cellula (blastomero) è
ancora <toti-protente>: cioè se venisse separata potrebbe dar vita a un
essere completo. E, infatti, ciò ogni tanto capita. Se infatti, per
esempio, la zona pellucida (l'involucro) che normalmente riveste la
morula si rompe, queste cellule si possono separare dando origine a due
(o più) morule: che a loro volta daranno origine a due (o più) gemelli.
Naturalmente identici. Questa separazione può avvenire ancor più
precocemente, prima dello stadio di morula. I gemelli, quindi, si
formano già nell'ovidotto, e poi si impiantano nell'utero. Può
accadere che dei gemelli rimangono uniti in certe parti del corpo
(gemelli <siamesi >): ciò è dovuto solitamente a una separazione tardiva
o incompleta. Le cellule più superficiali dell'embrione in formazione
si trasformeranno in membrane nutritive per dar luogo alla placenta.
Esse penetrando nei tessuti dell'utero costruiranno una speciale
struttura spugnosa che servirà da collegamento col circolo sanguigno
materno: la placenta. E così, il feto si svilupperà e si nutrirà fino al
momento della nascita.
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56 - L'UTERO IN GRAVIDANZA
Tutto è pronto nell'utero per l'impianto dell'embrione. La
membrana di rivestimento interno che qui vediamo (l'endometrio) è
turgida, ipertrofica: le cellule sono aumentate di volume e si sono
moltiplicate. La mucosa dell'utero, ripiegandosi, ha formato pieghe e
avvallamenti e ha così preparato un terreno ricco di nutrimento,
altamente vascolarizzato. Il sangue, circolando in abbondanza sotto le
cellule, consentirà alle sostanze nutritive di sostenere la rapida
trasformazione che avverrà con l'arrivo dell'embrione. Quando arriverà
l'embrione avrà (in paragone a questa foto) le dimensioni di una palla
da tennis e sarà formato ormai da piccole cellule analoghe a quelle che
vediamo nell'immagine. L'embrione arriva nell'utero quando ha già 5
oppure 6 giorni. E' interessante notare, in proposito, che in questi
primi giorni di vita non ha avuto bisogno di ossigeno. Infatti nessun
sistema circolatorio glielo ha fornito: era semplicemente una morula che
lentamente rotolava verso il suo nido. Secondo alcuni ciò è una chiara
<rievocazione > della primordiale nascita della vita, che avvenne
appunto in mancanza, o quasi, di ossigeno. Se infatti lo sviluppo
dell'embrione nell'utero è, come suggerì nell'800 l'embriologo Ernst
Haeckel, una specie di ricapitolazione della storia della vita (con i
vari passaggi dallo stadio del pesce a quello del rettile, e poi del
mammifero), la primissima fase sembra rievocare epoche ancora più
remote, quando solo esseri unicellulari popolavano la Terra. Appena
arrivato qui l'embrione prenderà contatto con la mucosa uterina,
impiantandosi: e con le sue propaggini, simili alle radici di un albero
che si espandono in un terreno fertile, rapidamente occuperà tutto lo
spazio, mentre una parte delle sue cellule insieme a una parte della
mucosa uterina si trasformeranno in placenta. Intanto sotto questa
membrana interna (mucosa), i muscoli dell'utero si preparano alla grande
espansione. Le cellule si moltiplicano e diventano 15-20 volte più
grandi: l'utero, dalle dimensioni di un piccolo pugno, diventerà
abbastanza grande per contenere un feto di 9 mesi. E abbastanza forte
per espellerlo con una serie di contrazioni
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57 - LA MORTE DEGLI SPERMATOZOI
E' una scena drammatica. Sono due degli spermatozoi che hanno
perso la battaglia, e che ora stanno per essere aggrediti e uccisi da
una piccola folla di leucociti. Sono due dispersi, ormai moribondi (o
forse già morti), di quell'incredibile esercito di 200-300 milioni
penetrato nelle vie genitali femminili dopo una eiaculazione. I
leucociti sono arrivati qui viaggiando lungo i vasi sanguigni, e uscendo
con movimento ameboide attraverso le strette fessure tra le cellule. Ora
hanno la loro forma tondeggiante. Pronti per attaccare. I due
spermatozoi sono ormai immobili, con la coda ripiegata, pronti a morire.
In un certo senso è la morte di due sopravvissuti in un lungo viaggio.
Questi leucociti, lo abbiamo visto, ripuliscono l'organismo di tutti i
corpi estranei: sia quelli che provengono dall'esterno che quelli che
provengono dell'interno (per esempio globuli rossi morti). Una scena
analoga, del resto, sta contemporaneamente avvenendo nelle vie genitali
maschili, dove altri leucociti si stanno avventando come avvoltoi sugli
spermatozoi rimasti indietro, e su quelli non <lanciati > fuori.
Ormai la fecondazione è avvenuta, e si ripulisce il campo dai cadaveri.
Lungo tutto il tragitto: dalla vagina all'utero, dalle trombe fin
sull'uovo fecondato. Mentre nell'utero sta per svilupparsi una vita,
qui, a pochi centimetri di distanza, si consuma l'ultimo atto tutto
sommato utile. Perché ha permesso a uno spermatozoo di piantare la
bandierina sulla fortezza, espugnandola e dando così origine allo
sviluppo di una nuova vita. Mors tua, vita mea.
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58 - E IL CICLO RICOMINCIA: CELLULE GERMINALI
PRIMORDIALI
L'embrione si sta ormai sviluppando nell'utero, e il
microscopio è andato a scrutare cosa succede nelle zone dell'embrione
destinate a diventare in futuro organi della riproduzione. In questa (e
nelle due prossime immagini) vedremo appunto che già prestissimo,
nell'embrione, questi organi cominciano a svilupparsi. Qui siamo
sulla superficie dell'ovaio di un embrione di circa 6-7 settimane. Si
vede, sullo sfondo, un ribollire di attività cellulari, sintomo della
vivacità del tessuto ovarico. Il microscopio ha colto un'immagine
molto rara. In primo piano vediamo due cellule appena divise, ancora
attaccate, che appartengono a una categoria molto speciale, e
completamente diversa da tutte le altre che formano il nostro corpo:
sono cellule destinate a diventare uova. Esse non sono nate qui, ma sono
arrivate dopo una lunga marcia, attraversando il corpo dell'embrione.
Verso la terza settimana, infatti, queste cellule capostipiti, originate
dai tessuti embrionali primitivi, si mettono lentamente in cammino per
andare a raggiungere le zone del corpo che diventeranno gli organi di
riproduzione. E' come una migrazione biblica, verso la Terra Promessa.
Arrivate a destinazione, queste future uova continuano a dividersi (così
come avevano già fatto durante la marcia), fino a raggiungere, a metà
gravidanza, l'incredibile cifra di 6-7 milioni. Poi gran parte di queste
uova primitive moriranno (forse per selezione) e il loro numero scenderà
a circa 1 milione. Di queste ne rimarranno appena 40.000 alla pubertà.
Sarà la <dote > dell'ovaio, per tutta la vita. Ma, come abbiamo visto,
solo 500 giungeranno in realtà alla fase dell'ovulazione. Queste
uova, assai più grandi delle normali cellule, per nutrirsi hanno bisogno
dell'aiuto di cellule-ancelle (le abbiamo già viste nelle foto n.46 e
47): cioè di una corte di piccole cellule follicolari che le avvolgono e
le alimentano. E' un po’ quello che avviene anche per altre cellule
<nobili >, quelle nervose, che hanno bisogno del supporto delle cellule
gliali. Questa immagine è anche simbolica. Un altro uovo sta
nascendo, forse sarà un giorno fecondato, diventerà a sua volta un
individuo, e genererà altre uova perché siano a loro volta fecondate. In
una catena che dura da milioni di anni.
larghezza della pagina 1/30 di mm occorrono cioè 30 pagine per fare 1 mm
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